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Psicologia della vita amorosa - Sigmund Freud,Sandro Candreva,Ermanno Sagittario - ebook
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Descrizione


L'opera di Freud, edita da Bollati Boringhieri, è l'unica edizione integrale e di riferimento in Italia. Considerata unanimamente la migliore edizione da psicoanalisti e studiosi, fu diretta da Cesare Musatti, il padre fondatore della spicoanalisi italiana, ed è stata costantemente aggiornata da decine di studiosi. Questa edizione digitale mantiene gli stessi elevati standard scientifici e redazionali dell'edizione cartacea, che ha costruito il lessico della psicoanalisi nella nostra lingua. Sin dal suo esordio la psicoanalisi ha avuto come oggetto privilegiato di studio e ricerca la materia sessuale. Oltre ai celebri Tre saggi sulla teoria sessuale questi Contributi alla psicologia della vita amorosa, rielaborati più volte da Sigmund Freud e successivamente raccolti nella loro edizione definitiva nel 1924, costituiscono il cuore della riflessione psicoanalitica sul comportamento sessuale. Si tratta dei saggi: Su un tipo particolare di scelta oggettuale nell’uomo (1910), Sulla più comune degradazione della vita amorosa (1912) e Il tabù della verginità (1917).
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Dettagli

Testo in Italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
83 p.
9788833972428

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 3/5

"Solo in una minoranza delle persone colte la corrente di tenerezza e quella sensuale si armonizzano reciprocamente; quasi sempre, nella sua attività sessuale, l'uomo si sente limitato dal rispetto per la donna e sviluppa la sua piena potenza solo quando ha dinanzi a sé un oggetto sessuale degradato [...]. Da qui deriva il suo bisogno di una donna eticamente inferiore alla quale non si debbano attribuire titubanze estetiche, di una donna che non sa nulla di lui e non può giudicarlo nelle altre occasioni della vita. Soprattutto a una donna simile egli ama dedicare la propria forza sessuale, anche se la sua tenerezza appartiene per intero a un'altra donna di livello più alto." Come interpretare questo celebre stralcio freudiano? Se già non si sa se e come trattare le incoerenze cognitive e affettive, poiché spesso sono asintomatiche o funzionali all'adattamento e il soggetto afferma di non percepire disturbi e sofferenze di tipo conflittuale, comunque non sembra necessario il ricorso a una spiegazione neurobiologica che ricorra e rincorra le tendenze scientifiche più recenti, come quella proposta dal cosiddetto "autismo di default", ossia l'immaturità encefalica congenita riconosciuta come caratteristica antropologica (cf. Mecacci, “Psicologia moderna e postmoderna”; Frith, “L’autismo. Spiegazione di un enigma”; Bettelheim, “La fortezza vuota”). Sarà pure una congettura esplicativa alla moda, ma è anche ripugnante per chi conosca un po' la storia della psicologia sperimentale e dunque anche il modello di MacLean, presentato in italiano nel 1984 con un libro introdotto da un eccellente saggio di Gallino (“Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino”). MacLean è stato spazzato via per obiezioni di genere neuroanatomico, ma non per la sua tesi di fondo: l'evoluzione ci avrebbe dotato di centri cerebrali in contrasto fra di loro, con finalità ed elaborazioni intellettive o emotive non sinergiche bensì antagoniste. Pertanto, anche senza alcun riferimento alle più attuali indagini dei neuroscienziati, è cosa nota che si sia destrutturati o malstrutturati fin dall'inizio, per cause filogenetiche ancor prima che ontogenetiche, macro-organizzazionali ancor prima che micro. Prendiamo l'esempio del sistema visivo: coni e bastoncelli retinici ci forniscono una duplice capacità sensoriale, la diurna/fotopica e la notturna/scotopica. Quest'ultima, inoltre, è il livello più periferico d'un processo che, sino ai più elevati stadi corticali, ci consente un pensiero chiaroscurale, ciò che in psicopatologia è detto "pensiero cresculare" mentre, viceversa, in ambito estetico e/o creativo "pensiero aurorale". «Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera» ("Wo viel Licht ist, ist auch viel Schatten"), scrisse il Romantico Goethe polemizzando con l'Illuminista Newton, e certo Freud ha provato a seguire l'obiezione goethiana: logica dicotomica/binaria vs. logica a più valori, aut-aut vs. et-et. Ma non sempre la natura è così benevola, anzi: a un non vedente la plasticità neuroencefalica acuisce per compensazione i sensi ancora indenni; chi dispone della vista a un solo occhio sviluppa un’analisi sequenziale dello stimolo visivo superiore alla norma; i soggetti con quella funzionalità binoculare che gli garantisce la prospettiva tridimensionale sono deficitari delle prestazioni peculiari alle precedenti categorie presunte handicappate. Tre tipologie di "talentuosi diversamente inabili", e nessuno cui sia stato permesso d'unire assieme le singole specifiche capacità districandole dai vincoli che le determinano, riuscendo così a liberare il bambino dall'acqua sporca. Mauro Lanari (in collaborazione con Orietta Anibaldi e Fabio Lanari)

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"Solo in una minoranza delle persone colte la corrente di tenerezza e quella sensuale si armonizzano reciprocamente; quasi sempre, nella sua attività sessuale, l'uomo si sente limitato dal rispetto per la donna e sviluppa la sua piena potenza solo quando ha dinanzi a sé un oggetto sessuale degradato [...]. Da qui deriva il suo bisogno di una donna eticamente inferiore alla quale non si debbano attribuire titubanze estetiche, di una donna che non sa nulla di lui e non può giudicarlo nelle altre occasioni della vita. Soprattutto a una donna simile egli ama dedicare la propria forza sessuale, anche se la sua tenerezza appartiene per intero a un'altra donna di livello più alto." Come interpretare questo celebre stralcio freudiano? Se già non si sa se e come trattare le incoerenze cognitive e affettive, poiché spesso sono asintomatiche o funzionali all'adattamento e il soggetto afferma di non percepire disturbi e sofferenze di tipo conflittuale, comunque non sembra necessario il ricorso a una spiegazione neurobiologica che ricorra e rincorra le tendenze scientifiche più recenti, come quella proposta dal cosiddetto "autismo di default", ossia l'immaturità encefalica congenita riconosciuta come caratteristica antropologica (cf. Mecacci, “Psicologia moderna e postmoderna”; Frith, “L’autismo. Spiegazione di un enigma”; Bettelheim, “La fortezza vuota”). Sarà pure una congettura esplicativa alla moda, ma è anche ripugnante per chi conosca un po' la storia della psicologia sperimentale e dunque anche il modello di MacLean, presentato in italiano nel 1984 con un libro introdotto da un eccellente saggio di Gallino (“Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino”). MacLean è stato spazzato via per obiezioni di genere neuroanatomico, ma non per la sua tesi di fondo: l'evoluzione ci avrebbe dotato di centri cerebrali in contrasto fra di loro, con finalità ed elaborazioni intellettive o emotive non sinergiche bensì antagoniste. Pertanto, anche senza alcun riferimento alle più attuali indagini dei neuroscienziati, è cosa nota che si sia destrutturati o malstrutturati fin dall'inizio, per cause filogenetiche ancor prima che ontogenetiche, macro-organizzazionali ancor prima che micro. Prendiamo l'esempio del sistema visivo: coni e bastoncelli retinici ci forniscono una duplice capacità sensoriale, la diurna/fotopica e la notturna/scotopica. Quest'ultima, inoltre, è il livello più periferico d'un processo che, sino ai più elevati stadi corticali, ci consente un pensiero chiaroscurale, ciò che in psicopatologia è detto "pensiero cresculare" mentre, viceversa, in ambito estetico e/o creativo "pensiero aurorale". «Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera» ("Wo viel Licht ist, ist auch viel Schatten"), scrisse il Romantico Goethe polemizzando con l'Illuminista Newton, e certo Freud ha provato a seguire l'obiezione goethiana: logica dicotomica/binaria vs. logica a più valori, aut-aut vs. et-et. Ma non sempre la natura è così benevola, anzi: a un non vedente la plasticità neuroencefalica acuisce per compensazione i sensi ancora indenni; chi dispone della vista a un solo occhio sviluppa un’analisi sequenziale dello stimolo visivo superiore alla norma; i soggetti con quella funzionalità binoculare che gli garantisce la prospettiva tridimensionale sono deficitari delle prestazioni peculiari alle precedenti categorie presunte handicappate. Tre tipologie di "talentuosi diversamente inabili", e nessuno cui sia stato permesso d'unire assieme le singole specifiche capacità districandole dai vincoli che le determinano, riuscendo così a liberare il bambino dall'acqua sporca. Mauro Lanari (in collaborazione con Orietta Anibaldi e Fabio Lanari)

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