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Pulvis et umbra - Antonio Manzini - copertina
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Pulvis et umbra

Descrizione


Sul fondale del nuovo atteso romanzo di Manzini sono Aosta e Roma, i poli opposti dove si snoda la vita di Rocco Schiavone e si riannodano i fili della vicenda che avevamo lasciato alla fine di 7-7-2007, quando Adele non aveva ancora avuto giustizia né vendetta.

«Le avventure del vicequestore Rocco Schiavone sono i capitoli di un unico grande libro» - Antonio D’Orrico, La Lettura - Corriere della Sera

«Un antieroe amatissimo dai lettori» - Bruno Ventavoli, TTL – La Stampa

In "Pulvis et umbra" due trame si svolgono in parallelo. Ad Aosta si trova il cadavere di una trans. A Roma, in un campo verso la Pontina, due cani pastore annusano il cadavere di un uomo che porta addosso un foglietto scritto. L'indagine sul primo omicidio si smarrisce urtando contro identità nascoste ed esistenze oscurate. Il secondo lascia un cadavere che puzza di storie passate e di vendette. In entrambi Schiavone è messo in mezzo con la sua persona. E proprio quando il fantasma della moglie Marina comincia a ritirarsi, mentre l'agente Caterina Rispoli rivela un passato che chiede tenerezza e un ragazzino solitario risveglia sentimenti paterni inusitati, quando quindi la ruvida scorza con cui si protegge è sfidata da un po' di umanità intorno, le indagini lo sospingono a lottare contro le sue ombre. Tenta di afferrarle e gli sembra che si trasformino in polvere. La polvere che lascia ogni tradimento.
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Dettagli

2017
31 agosto 2017
416 p., Brossura
9788838936821
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Indice

Valutazioni e recensioni

4,32/5
Recensioni: 4/5
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Simone
Recensioni: 4/5

Dovremmo imparare da Rocco: Gioire delle vittorie e festeggiare le sconfitte

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Valeria
Recensioni: 4/5

Uno dei capitoli migliori della saga di Rocco Schiavone. Nello sbrogliare la matassa di due casi complessi, Schiavone rischia di perdere quanto ha di più caro. Infatti, mentre la presenza di Marina si fa sempre più evanescente, anche gli amici romani si allontanano da lui e un'inaspettata rivelazione finale gli toglie ogni illusione. Sono impaziente di leggere il prossimo romanzo e scoprire l'evoluzione di tutte queste tracce... Solo un appunto a questa appassionante serie: sono proprio necessarie le due assurde figure di Deruta e d'Intino? Troppo sopra le righe e quindi né divertenti né utili alla trama.

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silvia
Recensioni: 3/5

Opera deludente rispetto alle precedenti, la narrazione procede piatta, senza alcun ritmo. Trama e suspense sono inesistenti, una lista di appunti accatastati alla rinfusa, più una sceneggiatura che un romanzo. Il ritratto dei protagonisti è a tutto tondo, ma manca un'architettura di fondo. Stesso discorso fatto per "La costola di Adamo", Manzini ormai è dedito alla fiction seriale, tanto vale guardarla in televisione. Si ha l'impressione di leggere una lista di indicazioni di scena, spesso accade che da un buon libro venga tratto un film, ma ciò non dovrebbe essere deciso a priori, altrimenti il fine ultimo trapela, rovinando l'effetto. O si scrive un romanzo oppure fiction pre-programmata a puntate, già concepita per esser trasposta in una serie televisiva, si tratta di mezzi di comunicazione diversi che sottostanno a esigenze narrative diverse. Uno sprazzo di luce è costituito dalla teoria del magistrato Baldi per risolvere la questione degli immigrati in Italia, basterebbe distribuirli in Europa in base alla lingua straniera che parlano oltre a quella nativa: "(...) perché un paese europeo per centinaia di anni ha occupato e sfruttato la terra dei loro nonni. Quindi il minimo che ora quel paese colonizzatore possa fare è ospitarli. Punto e basta. Si chiama indennizzo."

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Recensioni

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Recensioni: 4/5
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Voce della critica

Pulvis. È la polvere che ricopre i mobili della vecchia casa di Roma del vicequestore Schiavone. Un velo che si posa sui teli e sulle stanze vuote, dove il poliziotto non va ormai più. A meno che qualche fantasma, con la gola tagliata e un biglietto in tasca, non vada a bussare alla sua porta di Aosta.

Umbra. Sono le ombre che gli turbinano intorno certe notti umide, per le vie della Valle. Sono l’ombra di Marina, che ormai passa a trovarlo sempre più raramente e si dilegua. Ma anche quella di Enzo Baiocchi, in fuga dal carcere di Velletri, ancora pericoloso e in cerca di vendetta.

La polvere e le ombre compongono lo scenario, il fondale, di questo nuovo episodio della serie con protagonista il vicequestore Schiavone, mandato via da Roma, ora lo sappiamo, per i suoi metodi poco ortodossi, male accolto ad Aosta per lo stesso motivo, ma dotato del carisma che solo un vero poliziotto da Hard Boiled può avere.

Anche questa volta Schiavone e la sua squadra dovranno fare i conti con un omicidio: il corpo di una trans è stato trovato nella Dora. Si tratta dell’esito di un gioco erotico, come succede spesso quando si eseguono pratiche sadomaso, eppure c’è qualcosa che non quadra. La scena del crimine è stata ripulita completamente, tutti i mobili della casa portati via senza che nessuno nel palazzo se ne accorgesse. Il telefono della vittima “bonificato” da tutte le chiamate. Per Schiavone, ma anche per Baldi e Costa della procura, c’è la mano dei servizi.

E forse ha ragione Michela Gambino, sostituto della polizia scientifica, esplosivo medico siciliano con l’ossessione per le scie chimiche e i complotti, un personaggio che fa il suo esordio in questo capitolo della serie. Forse c’è un piccolo gruppo di persone che manovra le vite di tutti. Un gruppo di persone potenti che continuano a riportare Rocco Schiavone sulla sua vecchia strada: all’inseguimento di Baiocchi, alla ricerca del suo amico Seba, sparito da qualche giorno con la sua moto verso il confine, alla ricerca di un assassino di trans che si può permettere il lusso di eliminare tutte le sue tracce in una sola notte.

La storia come sempre ci coinvolge. Ora che il vicequestore ha anche un volto televisivo, i dialoghi, i personaggi, le ambientazioni sono ancora più fulminanti, bucano letteralmente la pagina. Dopo aver letto 7-7-2007 il capitolo della serie in cui si racconta il passato romano di Rocco Schiavone, abbiamo pensato che la parte più importante e significativa della storia fosse già stata raccontata.

Invece Antonio Manzini abilmente riapre tutti i giochi, dando vigore ad alcuni personaggi e presentandone altri, portando il lettore su piste inedite. In Pulvis et Umbra sono sempre più frequenti i momenti in cui Rocco si lascia andare alle emozioni, con Caterina, la collega poliziotta che lui vorrebbe vedere felice; con Gabriele, il suo vicino adolescente e metallaro con i genitori assenti; con Lupa il suo amore a quattro zampe; e forse anche con qualcuno della procura, che inizia a trattarlo come un essere umano. Ma questi momenti di debolezza, le intemperanze, ancora una volta, generano un’assurda, irrazionale preoccupazione…

Recensione di Annalisa Veraldi

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Conosci l'autore

Antonio Manzini

1964, Roma

Attore e sceneggiatore, romano (allievo di Camilleri all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica), ha esordito nella narrativa con il racconto scritto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l'antologia Crimini. Del 2005 il suo primo romanzo, Sangue marcio (Fazi).Con Einaudi Stile libero ha pubblicato La giostra dei criceti (2007).Un suo racconto è uscito nell'antologia Capodanno in giallo (Sellerio 2012).Del 2013, sempre per Sellerio, ha pubblicato il romanzo giallo Pista Nera. Secondo episodio della serie: La costola di Adamo (Sellerio 2014).Nel 2015 pubblica Non è stagione (Sellerio), Era di maggio (Sellerio) e Sull'orlo del precipizio (Sellerio). Del 2016 è Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (Sellerio). Altri suoi romanzi pubblicati...

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