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Anno edizione: 2017
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Dovremmo imparare da Rocco: Gioire delle vittorie e festeggiare le sconfitte
Uno dei capitoli migliori della saga di Rocco Schiavone. Nello sbrogliare la matassa di due casi complessi, Schiavone rischia di perdere quanto ha di più caro. Infatti, mentre la presenza di Marina si fa sempre più evanescente, anche gli amici romani si allontanano da lui e un'inaspettata rivelazione finale gli toglie ogni illusione. Sono impaziente di leggere il prossimo romanzo e scoprire l'evoluzione di tutte queste tracce... Solo un appunto a questa appassionante serie: sono proprio necessarie le due assurde figure di Deruta e d'Intino? Troppo sopra le righe e quindi né divertenti né utili alla trama.
Opera deludente rispetto alle precedenti, la narrazione procede piatta, senza alcun ritmo. Trama e suspense sono inesistenti, una lista di appunti accatastati alla rinfusa, più una sceneggiatura che un romanzo. Il ritratto dei protagonisti è a tutto tondo, ma manca un'architettura di fondo. Stesso discorso fatto per "La costola di Adamo", Manzini ormai è dedito alla fiction seriale, tanto vale guardarla in televisione. Si ha l'impressione di leggere una lista di indicazioni di scena, spesso accade che da un buon libro venga tratto un film, ma ciò non dovrebbe essere deciso a priori, altrimenti il fine ultimo trapela, rovinando l'effetto. O si scrive un romanzo oppure fiction pre-programmata a puntate, già concepita per esser trasposta in una serie televisiva, si tratta di mezzi di comunicazione diversi che sottostanno a esigenze narrative diverse. Uno sprazzo di luce è costituito dalla teoria del magistrato Baldi per risolvere la questione degli immigrati in Italia, basterebbe distribuirli in Europa in base alla lingua straniera che parlano oltre a quella nativa: "(...) perché un paese europeo per centinaia di anni ha occupato e sfruttato la terra dei loro nonni. Quindi il minimo che ora quel paese colonizzatore possa fare è ospitarli. Punto e basta. Si chiama indennizzo."
Recensioni
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Pulvis. È la polvere che ricopre i mobili della vecchia casa di Roma del vicequestore Schiavone. Un velo che si posa sui teli e sulle stanze vuote, dove il poliziotto non va ormai più. A meno che qualche fantasma, con la gola tagliata e un biglietto in tasca, non vada a bussare alla sua porta di Aosta.
Umbra. Sono le ombre che gli turbinano intorno certe notti umide, per le vie della Valle. Sono l’ombra di Marina, che ormai passa a trovarlo sempre più raramente e si dilegua. Ma anche quella di Enzo Baiocchi, in fuga dal carcere di Velletri, ancora pericoloso e in cerca di vendetta.
La polvere e le ombre compongono lo scenario, il fondale, di questo nuovo episodio della serie con protagonista il vicequestore Schiavone, mandato via da Roma, ora lo sappiamo, per i suoi metodi poco ortodossi, male accolto ad Aosta per lo stesso motivo, ma dotato del carisma che solo un vero poliziotto da Hard Boiled può avere.
Anche questa volta Schiavone e la sua squadra dovranno fare i conti con un omicidio: il corpo di una trans è stato trovato nella Dora. Si tratta dell’esito di un gioco erotico, come succede spesso quando si eseguono pratiche sadomaso, eppure c’è qualcosa che non quadra. La scena del crimine è stata ripulita completamente, tutti i mobili della casa portati via senza che nessuno nel palazzo se ne accorgesse. Il telefono della vittima “bonificato” da tutte le chiamate. Per Schiavone, ma anche per Baldi e Costa della procura, c’è la mano dei servizi.
E forse ha ragione Michela Gambino, sostituto della polizia scientifica, esplosivo medico siciliano con l’ossessione per le scie chimiche e i complotti, un personaggio che fa il suo esordio in questo capitolo della serie. Forse c’è un piccolo gruppo di persone che manovra le vite di tutti. Un gruppo di persone potenti che continuano a riportare Rocco Schiavone sulla sua vecchia strada: all’inseguimento di Baiocchi, alla ricerca del suo amico Seba, sparito da qualche giorno con la sua moto verso il confine, alla ricerca di un assassino di trans che si può permettere il lusso di eliminare tutte le sue tracce in una sola notte.
La storia come sempre ci coinvolge. Ora che il vicequestore ha anche un volto televisivo, i dialoghi, i personaggi, le ambientazioni sono ancora più fulminanti, bucano letteralmente la pagina. Dopo aver letto 7-7-2007 il capitolo della serie in cui si racconta il passato romano di Rocco Schiavone, abbiamo pensato che la parte più importante e significativa della storia fosse già stata raccontata.
Invece Antonio Manzini abilmente riapre tutti i giochi, dando vigore ad alcuni personaggi e presentandone altri, portando il lettore su piste inedite. In Pulvis et Umbra sono sempre più frequenti i momenti in cui Rocco si lascia andare alle emozioni, con Caterina, la collega poliziotta che lui vorrebbe vedere felice; con Gabriele, il suo vicino adolescente e metallaro con i genitori assenti; con Lupa il suo amore a quattro zampe; e forse anche con qualcuno della procura, che inizia a trattarlo come un essere umano. Ma questi momenti di debolezza, le intemperanze, ancora una volta, generano un’assurda, irrazionale preoccupazione…
Recensione di Annalisa Veraldi
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