Bellissimo il libro di Bellone, che riesce scrivere una storia dei modi con cui tutte le teorie scientifiche (compresa la prima di Galilei) hanno sconvolto il nostro senso comune di vedere la realtà. L'umanità vista come immersa in un profondo torpore, che di tanto in tanto qualche scienziato prova a smuovere con una teoria che si approccia alla realtà in maniera razionale e scientifica, al di là di una percezione puramente sensoriale. La scienza quindi come chiave di lettura per interpretare la realtà in maniera meno parziale e antropocentrica, e che mai come oggi si trova tanto distante dalle "senso comune" e da sistemi di pensiero ormai obsolescenti (sistemi filosofici e religioni) per interpretare il mondo. Eppure l'Homo sapiens si è evoluto, è sopravvissuto e si è proliferato affidandosi quasi del tutto ai sensi e all'intuizione che da essi deriva. Questo è vero, ma è anche pur vero che le scienze, in particolare la fisica e le neuroscienze, sono riuscite a far piazza pulita delle qualità “esterne” secondarie degli oggetti (colori, suoni, odori, etc.) e poi di quelle primarie (forme e numeri) e di recente di alcune categorie quali oggetto, spazio e tempo, cioè la realtà, che a detta dell'autore altro non è che "una creazione che il cervello fabbrica, demolisce, ristruttura. Ma che fortuna però: [è proprio] così facendo [che] il cervello a volte riesce a produrre innovazioni efficaci: bussole ed orologi, bisturi e vaccini, eccetera." Vi sembra poco?
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Qualcosa, là fuori. Come il cervello crea la realtà
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Tutti gli esseri umani cercano tracce di regolarità nell'ambiente che li ospita: se queste non ci fossero la sopravvivenza sarebbe impossibile. Le persone usano gli organi di senso e il cervello, e colgono colori, suoni, sapori e ruvidezze in quegli oggetti esterni che vengono disposti in uno spazio tridimensionale e dei quali si percepiscono mutazioni nel tempo. Emergono così le regolarità del senso comune e delle leggi di natura. Eppure, nonostante entrambe funzionino, sta crescendo l'abisso che separa il senso comune dalla scienza: già nel Seicento Galilei, Boyle, Locke e Newton avevano sostenuto che certe qualità degli oggetti (come i colori) non sono reali, bensì creazioni del cervello. La scienza contemporanea si è spinta oltre, fino a criticare le nozioni quotidiane di oggetto, spazio e tempo; e le neuroscienze ci aprono nuovi orizzonti, dove al centro è collocato il cervello come creatore di ciò che il senso comune continua a chiamare realtà. C'è qualcosa, là fuori, ma la sua struttura è costruita dai nostri neuroni. Nuovi problemi, insomma, per storici e filosofi.
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Autore:
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Editore:
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Anno edizione:2020
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In commercio dal:23 settembre 2020
Pagine:
102 p., ill. , Brossura
EAN:
9788875789008
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Giovanni IAPICHINO 07 marzo 2017
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RICCARDO DI CINTIO 15 maggio 2014
Dalle neuroscienze arriva la conferma che ciò che ci appare è molto differente da ciò che realmente c'è intorno a noi.