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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2015
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Passare dai ritornanti di Revenants al mistero della resurrezione di Cristo in pochi paragrafi è un'operazione degna di uno scrittore che confida enormemente nei propri mezzi espressivi. L'ego sconfinato di Carrère occupa la scena per le prime cento pagine, ma ha il merito di far emergere tutte le domande e i dubbi che segnano il tentativo di relazionarsi al divino nella contemporaneità dell'occidente, votata alla razionalità e convinta di perseguire come massimo ideale di felicità lo sviluppo della psiche e la realizzazione del talento individuale. Il resto di questo corposo volume è dedicato alla nascita del cristianesimo, alla predicazione orale di Paolo e alla messa per iscritto dei Vangeli. Carrère non può che identificarsi con Luca, il colto medico macedone che media tra l'ebraismo e il mondo ellenizzato. Siamo più vicini al romanzo che al saggio storico, per quanto si abbondi in citazioni di studiosi ed esegeti, fonti cui difficilmente il lettore risalirà. Mescolare alto e basso è un procedere tipico che rende la narrazione più leggera e fluida. Carrère continua a professarsi incredulo, ma sente il Regno come un'essere per i miseri e i deboli in palese opposizione alla saggezza e alla razionalità del mondo, facendo così eco con la sua voce ai dettami evangelici di Gesù.
Uno dei libri più belli che io abbia mai letto. Adoro Emmanuel Carrère ed ho letto ogni cosa pubblicata da questo autore. Ma questo libro va ben al di là di ogni sua precedente opera. Per l'argomento trattato, in primis, ed anche per la mescolanza di stili e di punti di vista attraverso i quali ci è raccontata la storia. La storia appunto....questo libro inizia con un breve accenno alla vita personale di Carrère. La sua fase difficile, in cui ha trovato rifugio nella religione cattolica. In questi tre anni, tanto è durata la sua fede cattolica, Carrère si diletta principalmente a commentare il vangelo di Giovanni. Diciotto quaderni sono ciò che gli resta di questi tre anni. E prendendo spunto da questi diciotto quaderni comincia a scrivere "Le Royaume". Ma il libro narra la storia di Luca, l'evangelista, ed attraverso la sua figura anche quella di Paolo, che Luca ha seguito nei suoi pellegrinaggi in Asia prima e poi a Gerusalemme e Roma. Ed attraverso questi due personaggi, naturalmente, Carrère ci trasmette anche la sua personale visione della vita di Gesù. A fare da sfondo a queste vite c'è l'Impero romano, di cui l'autore, servendosi degli scritti di Flavio, Tacito e Svetonio, ci racconta alcuni aneddoti e l'atmosfera generale da Claudio, passando per Nerone e fino a Domiziano. Abbiamo quindi il Carrère storico, concentrato ad analizzare documenti e scritti, il Carrère intimo, che ci consegna un pezzo importante della sua vita, quando in mezzo a problemi familiari, lavorativi e personali si affida alla religione cattolica durante tre anni, ed il Carrère romanziere, che attorno alle vite di Paolo e Luca inventa un gran libro. In conclusione un libro complesso, ricco e pieno di contenuti, da leggere ed assaporare con calma. Denso di ironia, anche se il tema in sé non si presterebbe molto al sorriso, forse non sarà la lettura preferita dei cattolici praticanti ma può aprire gli occhi su come questa religione sia arrivata a noi.
Emanuel Carrere si confronta con un tema significativo, cioè le origini problematiche della predicazione paolina. Dopo aver studiato Teologia per diversi anni, confermo che le riflessioni contenute in quest'opera sono acute e molto utili sia per un laico sia per un "iniziato". Il viaggio di Paolo è narrato in maniera accattivante, con lo stile dinamico di Limonov. Detto questo, avrei valutato la trama 2.5 su 5 se fosse stato possibile perchè il confronto tra Carrere e la religione è sicuramente meno "entusiasmante" dell'avventura di 2000 anni fa. Verrebbe quasi voglia di esercitare il diritto del lettore di saltare le pagine, se non ci si sentisse troppo in colpa.
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