Dopo sette anni dal "Settimo Sigillo", nel 2013 il vampiro, lo zombie, la mummia, il licantropo e il fantasma dell'opera risorgono dall'oscurità, con sommo gaudio degli affezionatissimi fan italiani e non. "Resurrection" è un album piuttosto eterogeneo, le cui canzoni sono state scritte lungo un periodo di tempo esteso, alcune delle quali appositamente per prodotti filmici, sia "minori"(cortometraggi, web series) che per la televisione nazionale (L'ispettore Coliandro), molti dei quali risalenti ad anni prima della pubblicazione del disco. Questo elemento rende "Resurrection" quasi una compilation - mi si passi il termine - contenente delle istantanee musicali distanti le une dalle altre, sia in termini stilistici che qualitativi. Sono infatti i brani più datati, quelli scritti per i suddetti lavori, a brillare poco. In alcuni, soprattutto la opener "Revived", si avvertono ancora gli strascichi del periodo elettronico/industrial della band. Gli amanti delle sonorità classiche non apprezzeranno sicuramente questo aspetto. Per il resto, comunque il lavoro non è certamente da buttare. Vi sono diverse tracce, inscrivibili in un filone stilistico riconducibile a "Do What Thou Wilt", parecchio coinvolgenti ed affascinanti. Mi riferisco a "The Crimson Shrine", "Dionysus", "Star in Sight" e "The Song of Adoration". In definitiva, un album godibile, con delle apprezzabili canzoni più rilassate e d'atmosfera (quelle appena citate), ma poco ispirato sul versante heavy. I fan di vecchia data, pur con qualche storcimento di naso qua e là, credo lo possano apprezzare. L'ascoltatore occasionale è meglio che si orienti su uno dei primi album per conoscere la band nella maniera più adeguata.
