Il ritratto di Dorian Gray

Un giovane ricco inglese, a cui la natura ha fatto dono di grande bellezza, passa rapidamente da una sorta di inconsapevolezza della sua fortuna ad accorgersi che essa è temporanea, perchè con la vecchiaia la bellezza, il dono più bello che la natura possa fare ad una persona, viene meno. Di qui un desiderio improbabile: la voglia di invertire le sorti del ritratto fattogli dall'amico con le sue, in modo tale da rimanere giovane in eterno. Il desiderio però si avvera e Dorian ben presto diventa corrotto nell'animo e da giovane innocente e responsabile diventa l'emblema del cinismo, dell'egoismo e dell'amoralità, pur sembrando sempre il ragazzo di un tempo agli occhi degli altri. La cultura dell'estetismo è impersonata quindi da Dorian, che però deciderà infine di dare una svolta alla sua vita. Un libro molto bello, che porta anche ad una profonda riflessione.

Un capolavoro assoluto, un inno alla bellezza, al lusso e alla costante ricerca del piacere. "Il ritratto di Dorian Gray", il più famoso romanzo di Oscar Wilde, mai come in questi tempi è facile da apprezzare per la modernità della sua trama: il giovane Dorian Gray, dandy decadente e dall'animo corruttibile, capirà a proprie spese come la ricerca di beni futili, lussi materiali, trasgressioni carnali e reati stessi corromperanno la sua fragile anima, che a stento riuscirà a reggere la bellezza del suo volto eterno.

Dorian incarna il dandy per antonomasia, l'esteta, l'uomo perfetto, bello, giovane, affascinante, che può tutto, o quasi. Egli vende la sua anima in cambio dell'apparenza, ma non sa che il suo aspetto sarà il solo a rimanere intatto... Ricorda molto la condizione esistenziale dell'uomo moderno, in cui la società dell'apparire incarna un valore assoluto superando quella che potremmo chiamare la società dell'essere.