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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2010
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Leggere di scacchi fa sempre piacere, poi, se una volta tanto, si tratta di qualcosa scritto anche con un minimo di competenza e serietà (e non come i vari Zweig o Maurensig, che del gioco hanno colto solo l'esteriore barbaglio), tanto meglio. Il libro è agile e si gusta tutto d'un fiato: peccato certe ingenuità (tipo il ragazzo Xavier e M.me Zlada) ed improbabili dialoghi, ma non si può aver tutto. Spiace anche il manicheismo con cui sono trattati i protagonisti: Capa gentiluomo e filantropo, Alekhine sadico ubriacone e filonazi, che, voglio dire, sarà stato anche vero per carità, ma la sua psiche, così come il suo gioco, sono sempre stati così complessi e tesi al raggiungimento di posizione estreme ed impossibili da suscitarmi istintivamente maggiore simpatia che José Raúl, il quale tendeva piuttosto a semplificare ed alla linearità, tant'è che nella storia del gioco mentre Alekhine ha contribuito in maniera massiccia allo studio di varianti, possibilità ed introduzione di novità teoriche (solo la sua difesa 1...Cf6 in risposta ad 1e4 è qualcosa di sconvolgente nella sua pazzesca profondità), Capa è passato ed è ricordato come una macchina da gioco, infallibile ma fredda. Avrei preferito pertanto leggere anche la versione di Alekhine (e non è detto che l'autore non ci dedichi un volume), il quale non nacque dotato di un talento estremo come il Cubano, ma dovette sudarsi il titolo ed il prestigio con un lavoro intensissimo ed indefesso alla scacchiera, sopperendo con una volontà di ferro allo svantaggio di natura.
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