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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2016
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Una raccolta di racconti, tutti affollati da personaggi inconsciamente squallidi, accompagnati da una solitudine infinita. È il primo libro di Palahniuk che leggo e lo trovo assolutamente in linea con una parte di società in cui viviamo e di cui dobbiamo leggere per esorcizzarla e digerirla e, auspicabilmente, superarla; è la società dell'individualismo, dell'essere famosi a tutti i costi, del ritagliarsi il pezzetto di vita senza sogni e senza speranze. Incuriosisce, ma rattrista un po'.
Ormai la penna di Palahniuk si riconosce da grandi distanze, ma nonostante il tempo passato, l'autore riesce ancora ad esprimere un po' di freschezza. Sicuramente meglio questi racconti che alcuni degli ultimi romanzi che, ad essere sincero, mi avevano fatto storcere un po' il naso. Lo consiglio molto a chi segue questo autore, perché è una parte di lui, qualcosa che non avremmo mai letto se non ne fosse stato fatto un romanzo. Per chi non ha mai letto nulla prima, lo sconsiglio perché rimarreste troppo confusi e non vi conquisterebbe lo stile.
Dopo aver letto il bellissimo "Cavie" mi aspettavo molto da questa nuova raccolta. Purtroppo già al quarto racconto ho dovuto affrontare la dura realtà: quella di avere tra le mani un'inconcepibile accozzaglia di storie senza senso. Il gusto del surreale che caratterizza le opere di Palahniuk è qui portato all'esasperazione, l'originalità sconfina nell'assurdità e spesso trascende nel truculento e nel pulp ben oltre la misura che servirebbe a dare un senso alle vicende. I racconti non hanno capo ne coda, sono quasi tutti privi di una conclusione precisa e non vanno a parare da nessuna parte, lasciando il lettore interdetto e con un senso di irritazione per la presunzione dell'autore, che evidentemente ha i suoi disegni ben chiari in mente ma poco gli importa di renderli fruibili anche a chi non sta sulla sua incaptabile frequenza. Ho sempre apprezzato tutte le sue opere, il suo modo di scrivere così originale per forma e contenuti, la sua satira sociale tramite personaggi allegorici (le persone "animalizzate") e il suo essere politicamente scorretto, ma se rifuggire dal mainstream della scrittura significa farlo con la tronfiezza e l'arroganza di chi ormai si capisce da solo sono pronto ad abbandonarlo senza rimpianti o ripensamento alcuno.
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