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Anno edizione: 2016
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I Wilco, per me, sono come un vecchio amore a cui, ogni tanto, si torna a pensare, a rivedere, chissà poi perché. E quando capita, a distanza di tanti anni dall'innamoramento, si rimane inevitabilmente delusi: lei ha sempre quel non so che, ma molte, troppe cose sono cambiate, la scintilla se n'è andata per sempre. Scintilla che secondo Joan Cornellà, geniale fumettista spagnolo che illustra la bella copertina di "Schmilco", dovrebbe accendere la musica di quest'ultimo lavoro dell'ormai famosa band di Jeff Tweedy e compagnia. Di elettricità in queste dodici tracce ce n'è poca, essendo tutte dominate da un'indolenza narcolettica, pienamente figlia di quell'indie fantasmatico che, in qualche modo, i Wilco frequentano da un bel pezzo. "Schmilco" è un disco pacato ma non pacificatore, che pare un insieme di demo, alcuni più riusciti di altri, che gioca tutte le sue carte sulla voce sempre bella di Tweedy e un tremolìo da elettroshock da sottopelle che prova a tenere in vita delle canzoncine altrimenti fragili fragili. Se non fosse per la voce di Tweedy, potrebbe essere un disco minore degli Eels più acustici. Ci sono degli stupidi giochini rumoristici, in pura tradizione indie, che non aggiungono niente e che non capirò mai, ma ci sono anche delle belle melodie e qualche canzone compiuta, che avrebbero anche quello sguardo che il vecchio amore di cui sopra, vantava, più di venti anni fa, ma con il segno degli anni e di tante scelte sbagliate. "Schmilco" è una cosina simpatica, che si ascolta con piacere, ma manca completamente di sostanza, di carisma. E con un filo di amarezza, torno a ribadire che i Son Volt, nati dall' ex amico di Uncle Tupelo, Jay Farrar, sono di una spanna superiori ai Wilco, ma non ditelo troppo in giro: non è cool.
Recensioni
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