Ho dato il 5 anche se il romanzo breve è una forma letteraria che non amo particolarmente e che temo troppo riduttiva per evidenziare il talento narrativo dello scrittore. Ma in questa occasione non ho potuto esimermi dal dare il massimo dei voti a questo condensato di ottima forma, concisa e incalzante, ed essenziale sostanza, tragica e vera. Si legge con intensa partecipazione. Si divora nell'arco di poche ore come ipnotizzati, nell'attesa di capire se ci sarà una possibilità di riscatto per questo personaggio, indimenticabile, che, nonostante ombre e debolezze, ci rimane stranamente simpatico, più della sua vittima così fredda e distaccata, chiusa nel suo orgoglio e nella sua dolorosa e prostrata rassegnazione all' ineluttabilità del fato...Piccolo capolavoro da leggere assolutamente.
Una scrittura femminile azzurro pallido
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Una lettera vergata in una «scrittura femminile azzurro pallido» fa riaffiorare la storia di un amore cancellato, simile a «una tomba interrata che nessuno riesce più a localizzare», nella memoria di un brillante funzionario viennese dal «cuore guasto».
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Edizione:7
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Anno edizione:1997
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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MANUELA CAVALLARO 04 dicembre 2017
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MARTA DUO 11 marzo 2017
Ho letto diverse recensioni che rimarcavano il parallelismo tra Leonida, protagonista di questa storia breve, misognino, codardo e razzista, all'atteggiamento ambiguo dell'Austria nel periodo d'avvento del nazismo. Bene, potete vendermelo come vi pare ma questo libro è a dir poco atroce. Ha lo stesso problema de La Coscienza di Zeno: il protagonista è odioso, rammollito, e non trasmette nessun messaggio se non l'impellente bisogno di entrare nel libro e prenderlo a schiaffi. Potete metterci tutte le giustificazioni filologiche/filosofiche/storiche che preferite ma Leonida resterà il protagonista di una storia lenta, pedante. Da quando trova tra la posta una lettera vergata con una "scrittura femminile azzurro pallido", il nostro uomo ci delizierà con ricordi di amori passati da cui si discolpa con forza, come se uno tradisse la moglie senza saperlo. Da qui parte una sequela di rassicurazioni che Leonida fa nella sua testa, frammiste in modo sconnesso a pezzi della sua vita quotidiana. I personaggi sono presentati con wall of text allucinanti, ma potreste apprezzarli se siete avvezzi allo stile dell'epoca. Ogni tanto spuntano fuori delle metafore molto belle, subito ingurgitate dal grigio gorgo che le circonda. Quel che probabilmente non manderete giù in ogni caso, per quanto amiate i classici, è lo stile da "Joyce levati, non hai più niente da fare qui": la prima persona si alterna al narratore onniscente, così come il presente irrompe nel passato remoto senza soluzione di continuità o stacchi di paragrafo. Anche qui, accetto tutte le vostre difese sugli stili in voga nel secolo scorso, ma nulla può giustificare un simile scempio. Persino lo stream of consciousness è più ordinato. Insomma, 131 pagine che pesano come un macigno, tra personalità grette che però non trasmettono grettezza (essendo più piatte dei fogli che le ospitano) e digressioni di dubbia utilità. Peraltro, l'ambientazione collocata agli albori del nazismo emerge solo qua e là, senza aggiungere nulla alla storia, come forse era nelle intenzioni dell'autore.
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Samantha Li Castri 16 marzo 2013
Il giorno dopo aver compiuto 50 anni, una lettera riporta Leon, il protagonista, a rivivere gli ultimi 18 anni di vita. Ed è come se, in un solo giorno, la sua giovinezza, rimasta quasi inalterata negli anni, gli sfugga definitivamente. In 120 pagine l'autore disegna la vita di un uomo con una analisi attenta di un animo ormai inaridito. Scrittura semplice ma ricercata, protagonisti tratteggiati in modo perfetto. Consigliato.