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“Se la strada potesse parlare” è uno splendido romanzo dell’autore Baldwin che con estrema semplicità linguistica tratta temi universali, che non si fermano al semplice colore della pelle, ma uniscono tutti senza distinzione, rendendoci tutti ugualmente partecipi alla storia, al dramma e alla gioia. Tish, una ragazza di 19 anni, è la voce narrante che attraverso le sue parole semplici e schiette, ci permette di entrare nella sua vita, vediamo con i suoi occhi quello che vive. Si parla di amore, di famiglia, di dolore ma anche di sacrificio, di voglia di rivalsa, di giustizia. Questo romanzo è un manifesto di quello che è la vita, ci permette di capire come l’amore e il bene alla fine vincano su tutto, perché ci danno la forza per superare tutto, per andare oltre al male e come a volte anche il dolore sia occasione per vedere questo bene. Attorno a Tish e a Fonny, il suo ragazzo incarcerato ingiustamente per un reato non commesso, si riunisce tutta la famiglia di Tish, che combatte sacrificando tutto. Perché l’amore é anche sacrificio e dolore, ma non sono loro ad avere l’ultima parola sulla nostra vita.
“Se la strada potesse parlare” ho amato profondamente questo romanzo e questo perché Baldwin con estrema semplicità linguistica tratta temi universali, che non si fermano al semplice colore della pelle, ma uniscono tutti senza distinzione, rendendoci tutti ugualmente partecipi alla storia, al dramma e alla gioia. La voce narrante è di Tish, una ragazza di 19 anni, che attraverso le sue parole semplici e schiette, ci permette di entrare a piccoli passi nella sua vita, vediamo con i suoi occhi quello che vive. Questo libro parla di amore, di famiglia, di dolore ma anche di sacrificio, di voglia di rivalsa, di giustizia. È un manifesto di quello che è la vita, ci permette di capire come l’amore e il bene alla fine vincano veramente su tutto, perché ci danno la forza per superare tutto, per andare oltre al male e come a volte anche il dolore sia occasione per vedere questo bene. Attorno a Tish e a Fonny, il suo ragazzo incarcerato ingiustamente per un reato non commesso, si riunisce tutta la famiglia di Tish, che combatte sacrificando tutto. Perché sì, l’amore é anche sacrificio e dolore, ma non sono loro ad avere l’ultima parola.
Questa è la storia di una nascita e di una rinascita, che procedono di pari passo. L'amore è l'unica forza che tiene tutto legato. L'amore tra due esseri umani. L'amore di una famiglia. L'amore per la vita stessa, in generale. Le infinite vie dell'amore. Non c'è una lotta generale, c'è una lotta di una famiglia unita, che più viene attaccata e più si chiude in se stessa e cerca di uscire da questa terribile situazione con le sole proprie forze, tenendosi aggrappata a se stessa, in una catena di affetto che, perso un anello, può perdersi del tutto. Chi possiede l'amore, può sopravvivere sempre. Chi resta solo, muore. Ci sono Fonny e Tish, ci sono due ragazzi che si amano, destinati ad amarsi per sempre. "Fonny mi amava così tanto che non sapeva nemmeno di amarmi. E lui mi piaceva tanto che nessun altro ragazzo mi è sembrato reale. Non li vedevo neanche. Non sapevo cosa volesse dire." Destinati a guardarsi sempre alle spalle, per proteggere il loro amore. Il loro figlio in arrivo. Perché sono neri. Perché l'America è cattiva. Vede la pelle, non trova il cuore. Perché l'America è l'occhio stupido e vitreo e razzista di un poliziotto, che se entri nella sua visuale sei fregato. E devi resistere, in mezzo alla paura.
Recensioni
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Se la strada potesse parlare.. d’amore
Non avevo mai letto James Baldwin, nonostante sia uno degli scrittori più importanti della letteratura nordamericana contemporanea. Non l’avevo letto perché ogni autore arriva a suo tempo, secondo me, e il suo tempo per me è stato questo: uno dei tanti giorni bui in cui l’America ha smesso di credere nell’amore e ha iniziato a condannare chi lo fa. Soprattutto se questi è nero. Oggi come ieri. La storia, infatti, è vecchia e si ripete negli anni, da troppi anni in troppi luoghi diversi. In questo caso prende le mosse da una strada di New York, quella del titolo, quelle di Harlem o del Village, quella dove un ragazzo di colore viene ingiustamente accusato di stupro e incarcerato. Dimostrare la sua innocenza, avere un processo equo e arrivare a scarcerarlo diventa la ragione di vita di molte delle persone a lui care nonché – ed è questa la parte più interessante, a mio avviso – la spinta propulsiva di un romanzo che non vedi l’ora che finisca. Non tanto perché speri che nelle ultime pagine lui venga scarcerato o perché, al contrario, tu lettore detective voglia scoprire in fretta la verità. Non vedi l’ora che il libro finisca perché, in qualche modo, quella storia la sai già e sai, semplicemente, che non potrà finire come vorresti. L’ingiustizia è una materia che si perpetra senza soluzione di continuità in alcune strade d’America, in alcune prigioni, in alcuni tribunali: la speranza, l’amore, la verità sembrano non bastare mai dentro certe storie, contro certi muri. E dire che in questa ce n’è così tanto di amore! Un amore che prende forme stupefacenti – di coppia, fraterno, genitoriale, amichevole, umano, anche l’amore dell’autore per i suoi personaggi. Un amore che fa nascere ritratti indimenticabili – uno su tutti, per me: Ernestine, la sorella della protagonista, una vera ragazza del ghetto, generosa e incazzata, pronta a uccidere per proteggere chi ama. Un amore che passa dal legno e dalla pietra e che, se non potrà prendere le fattezze di una meravigliosa scultura, potrà comunque trovare vita nel ventre di Tish (quel bambino è la vera speranza) o nella determinazione di sua madre Sharon (le donne di questo libro, magnifiche!) o nel sogno dei padri, che arrivano a rubare perché non siano i loro figli a doverlo fare. Un amore, infine, che è quello che la scrittura restituisce ai suoi lettori: ho sottolineato così tante frasi tra queste pagine che è come se avessi scoperto alcune sfumature della nostra vita emotiva solo ora. Ecco, ad esempio:
“Credo che non succeda troppo spesso che due persone possono ridere e anche fare l’amore, fare l’amore perché ridono, ridere perché stanno facendo l’amore. L’amore e il riso provengono dallo stesso luogo: solo che in pochi ci vanno.”
Recensione di Marta Ciccolari Micaldi
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