L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Altre offerte vendute e spedite dai nostri venditori
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
" La Belle Epoque è un luogo dell'anima e della coscienza, nel bene e nel male." Daverio sigla inconfondibilmente e con sagace poliedricità il capitolo, dedicato alla scrupolosa analisi di questo periodo storico, socio-culturale ed artistico europeo, che va dall'ultimo ventennio dell'Ottocento all'inizio della Prima guerra mondiale. Va riconosciuta con profonda ammirazione la sua viscerale dedizione alla completezza descrittiva storico-artistico-letteraria dei periodi trattati con innegabile abilità di arguto eclettico intellettuale, mentre guida il lettore in "questa bizzarra raccolta di idee e di immagini". Nell' "Apologia della pittura" alla domanda "A cosa serve la pittura" Daverio la definisce "un tesoro", in quanto l'unica capace di attraversare "la porta del tempo". Ciò significa che un'opera pittorica realizzata un secolo fa, ai nostri giorni possiede ancora tutta la sua potenza di riconsegnare a noi, osservatori nel nostro tempo, il valore comunicativo della sua lettura ovviamente diversa rispetto a quando l'opera fu dipinta. La pittura non è "morta". Nel capitolo "Il Sentimento" il lettore si inebria di un Romanticismo davvero emozionale, quando Friedrich sulla tela dipinge" Il sorgere della luna", mentre Schubert lascia sullo spartito "Alla Luna" la sua personale interpretazione musicale della poesia di Goethe.Daverio con Il museo immaginato ci offre una sognante avventura dal magico potere di renderci curiosi protagonisti e privilegiati viaggiatori, mai disamorati del suo sconfinato sapere."Forse a questo puinto vi siete stancati d'un giro così lungo. Vi offriamo due opportunità: La prima è chiudere il libro catalogo e tornare un'altra volta. Il Museo è gratuito e felice di rivedervi....."
Un volume pregevole di grande valore. Ben fatto e ben scritto.
Un libro che non annoia, utile per chi vuole avvicinarsi alla storia Dell arte.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Le nuove esigenze di una capitale europea richiedono il ripensamento delle linee urbane, così la vecchia stazione ferroviaria della città deve necessariamente dimettere la sua funzione e cedere il passo alla tecnologia. Tuttavia, i cittadini, affezionati all’edificio, ne chiedono una nuova destinazione. L’idea vincente è quella di farne un museo, ma che tipo di museo? Le proposte avanzate dalle diverse parti sono tante: la destra storica vorrebbe farne una collezione di armature, la sinistra un museo sulla didattica, mentre i consiglieri di centro propongono un museo sull’alimentazione. Alla fine, su tutte prevale un’idea “impertinente”: la vecchia stazione accoglierà i capolavori artistici realizzati nell’arco temporale che va dal 1789 al 1914, tutte le opere che, divise per tema, descrivono la parabola del cosiddetto Secolo Lungo.
L’idea di immaginare un museo strutturato secondo categorie diverse da quelle stabilite è un espediente narrativo che permette a Philippe Daverio di realizzare una critica d’arte in forma di racconto storico-tematico e diversa dalla consuetudine. Chiunque poi abbia un minimo di familiarità con la storia museale coglie immediatamente il rimando alle vicende che hanno visto la Gare d’Orsay (stazione ferroviaria un tempo centrale di Parigi) trasformarsi nel 1986 nel più grande museo dell’Impressionismo e del post-Impressionismo. Al contempo, è evidente il riferimento contenuto nel titolo alla categoria storica coniata da Eric Hobsbawnn. Curiosità e immaginazione dunque, unite a un occhio acuto e competente, non mancano di certo all’autore, ma questa volta il suo progetto è decisamente più ambizioso: “abolire categorie dello spirito oggi innegabilmente obsolete” e ripensare la nostra epoca. L’idea di fondo è che la modernità recente non sia che il frutto degli sviluppi tecnologici e scientifici del Secolo Lungo. Tuttavia, ripensare le categorie interpretative da un punto di vista storiografico richiederebbe un’impresa titanica, mentre dal canto loro le arti visive offrono l’indiscutibile vantaggio dell’immediatezza che permette alla pittura di varcare le frontiere del tempo senza bisogno di particolari interpretazioni. Così, nonostante le innegabili differenze formali, La morte di Sardanapalo di Delacroix e Les demoiselles d’Avignon di Picasso possono dirsi assonanti per il medesimo gesto di rottura con la tradizione che entrambe trasmettono, poco importa se l’una appartiene al Romanticismo e l’altra viene considerata come il manifesto del Cubismo. Lo stesso discorso vale se si presta attenzione al tema politico che, a partire da una certa data, si impone come principale oggetto di rappresentazione: nel quadro 3 maggio 1808 (La fucilazione) ad esempio Goya restituisce lo sgomento dei cittadini madrileni che stanno per essere fucilati dai soldati delle truppe napoleoniche. Molti anni dopo Picasso rappresenterà con la stessa immediatezza e lo stesso realismo il terrore della popolazione vittima delle fucilazioni in Corea. Così, nonostante Goya dipinga nel 1814 e Picasso nel 1951, entrambi riescono a ritrarre la crudeltà della guerra e a mostrare la consapevolezza, espressa nei volti dei cittadini, di morire per la libertà della propria patria.
L’età moderna era iniziata molto prima dello scoccare del 1800 e si era estesa ben oltre i suoi confini cronologici: questo voleva dirci Hobsbawnn quando parlava di Secolo Lungo. Ma la modernità - vuole suggerirci Daverio - non si è affatto esaurita nel 1914: “gran parte del mondo che oggi, con una categoria disordinata come quella degli “impressionisti” chiamiamo “avanguardia” altro non è che la conclusione d’un ciclo iniziato nel formalismo e terminato nella demolizione della forma”. E nessun medium artistico è in grado di mostrarci questo dato di fatto come le arti visive. A noi lettori non resta che seguire il ragionamento acuto e l’occhio vigile dell’esperto nel suo viaggio immaginario attraverso i capolavori dell’arte.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
Le schede prodotto sono aggiornate in conformità al Regolamento UE 988/2023. Laddove ci fossero taluni dati non disponibili per ragioni indipendenti da Feltrinelli, vi informiamo che stiamo compiendo ogni ragionevole sforzo per inserirli. Vi invitiamo a controllare periodicamente il sito www.ibs.it per eventuali novità e aggiornamenti.
Per le vendite di prodotti da terze parti, ciascun venditore si assume la piena e diretta responsabilità per la commercializzazione del prodotto e per la sua conformità al Regolamento UE 988/2023, nonché alle normative nazionali ed europee vigenti.
Per informazioni sulla sicurezza dei prodotti, contattare complianceDSA@feltrinelli.it
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore