Sleeping beauties

Indimenticabile. Lettura scorrevole e ricca di suspense.

Clint Norcross è lo psichiatra del carcere femminile di Dooling, West Virginia, che ospita ladre, spacciatrici, assassine. Sua moglie Lila è lo sceriffo della cittadina. Una chiamata d’emergenza giunge alla centrale di polizia: una donna dalla forza sovrumana ha ucciso due uomini in una roulotte. Non è difficile x Lila arrestare Evie, che farnetica frasi senza senso in mezzo alla strada, coperta di sangue. Una detenuta ha urlato per tutta la notte che la Regina Nera sta arrivando, e Clint le ha prescritto una dose di tranquillanti. Una malattia, che colpisce solo le donne, si sta diffondendo in tutto il mondo: cadono addormentate, e nulla sembra poterle svegliare, mentre una strana sostanza bianca, simile a fili di ragnatela, le ricopre come un bozzolo, circondate da voli di falene. Chi cerca di svegliarle ha una brutta sorpresa. Sognano di un mondo di sole donne. Il romanzo si divide fra l’intrigante storia horror e meno affascinanti, e più scontati, temi sociali: il razzismo, il bullismo, il fanatismo religioso, le molestie sessuali, la violenza coniugale. Argomenti spesso trattati da King con spiacevole moralismo. C’è un’ironia che sconfina nella satira sgradevole e di cattivo gusto, un fastidioso risentimento generalizzato che ricorda i primi romanzi del Re. C’è una nuova epidemia influenzale, non mortale come quella de “L’ombra dello scorpione”, ma altrettanto misteriosa e raccapricciante, battezzata “Influenza Aurora”, in ricordo della principessa de “La bella addormentata nel bosco”. Ripetersi, però, quasi mai è una buona idea x uno scrittore. C’è una pletora di personaggi secondari, di episodi irrilevanti uniti da un tenue legame alla storia principale. King li descrive con la consueta maestria, ma si perde il filo del racconto. E’ una storia bizzarra, prolissa e noiosa, una riproposizione di temi trattati in precedenti romanzi e rivisitati. Un minestrone riscaldato. Il tema horror è interessante, ma il femminismo esasperato è insopportabile.

L'aspettativa su King è sempre alta. Questo può portare ad essere più critici, quando non si riscontrano le gesta letterarie dei suoi grandi classici. Il libro non è male, intenso, stilisticamente molto ben scritto e sagace come solo King sa essere. Non si intuisce in maniera diretta l'apporto di Owen in maniera diretta, non ci sono scostamenti di rilievo rispetto al solito King, ma il confronto fra i due ha portato sicuramente stimoli interessanti. La storia, di per sé, non è niente di trascendentale, a volte anche un po' ripetitiva e ridondante, tanto che si possono confondere alcuni personaggi ed eventi. Ma è King 100%, e questo vale il prezzo del biglietto.