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La letteratura per fortuna! Così si intitola un saggio - che non ho letto, pur avendo voglia di farlo - del filosofo milanese Silvano Petrosino. La letteratura per fortuna! Dovreste prendere tra le mani l’ultimo romanzo di Ala Al Aswani per capire in poco meno di 400 scorrevolissime pagine che cosa siano state le Primavere arabe, cosa sia l’Egitto postrivoluzionario del generale Al Sisi, quell’Egitto che ha inghiottito la vita di centinaia di giovani e quella del nostro Giulio, cosa sia la vita, la fede, la religione, la politica, l’amore ai tempi della dittatura e del desiderio del suo capovolgimento in libertà. “Sono corso verso il Nilo”: non era questo il titolo del romanzo in arabo. Leggendolo, ho scoperto che si tratta della citazione tratta da un capitolo del libro, per la precisione del grido dei giovani rivoluzionari che, volendo fuggire alle cariche ordinate dall’esercito, si danno alla fuga verso il grande Fiume. Il romanzo, al pari di tutti gli altri di Al Aswani, ruota attorno a una galassia di personaggi contraddittori, virtuosi e schiavi del vizio, coraggiosi e meschini, devoti a Dio ma insofferenti nei confronti delle gerarchie. Nelle vicende egiziane si può specchiare anche il lettore occidentale che, pur non conoscendo le brutture della dittatura militare, inizia a fare esperienza della fragilità della democrazia, della forza brutale della propaganda, della manipolazione del consenso, della perdita di fiducia nei confronti del vivere associato e civile. Quella di Al Aswani è la denuncia di una società cinica che non crede più in Dio ma si inchina alle religioni, che preferisce il quieto vivere alla dignità, che si rassegna di fronte al male, divenendone in qualche modo corresponsabile. Non vi spoilero il finale. Sappiate però che non c’è happy ending. La narrazione corre lungo i binari del pessimismo e le conclusioni sono tragiche. Non c’è redenzione, manco nelle ultime pagine. C’è spazio solo per un piccolo ammonimento: se la ricerca etica non si trasforma in lotta politica condivisa nessuna rivoluzione potrà mai trionfare. E nella sfida tra etica comune e interesse personale, prevale inevitabilmente il secondo. Lascio ad Asma’ le ultime parole di questo lungo post. Così scrive al fidanzato Amazon, rinchiuso in carcere per attività di sedizione: “Questa è la verità, Mazen. Io sono davvero una nullità, tu sei una nullità, tutti i ragazzi della rivoluzione sono una nullità. Ci hanno fatto, e continueranno a farci, tutto quello che vogliono. Ci ammazzeranno, ci violenteranno, ci faranno perdere un occhio con un proiettile di gomma, e nessuno mai sarà giudicato, nessuno mai pagherà. E sai perché? Perché siamo una nullità; perché abbiamo fatto una rivoluzione di cui nessuno aveva bisogno e che nessuno voleva. Lo so che tu credi ancora nel popolo. Io, invece, non ci credo più. Questo popolo, per la cui libertà e dignità sono morti i migliori di noi, non sa che farse di libertà e dignità”. Adesso, continuate voi la lettura per conto vostro. Allahu Akbar
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