Stereolith

Nel paesaggio sempre più sterile del panorama rock odierno, una band come gli Ulan Bator si rivelano ancora una volta come un gruppo faro per quel che concerne le sperimentazioni in fase di scrittura e di musiche. Formatisi nel ’93 per mano di Amaury Cambuzat (voce, chitarra e tastiere) e Olivier Manchion (basso), gli Ulan Bator hanno da sempre un approccio onirico alle proprie composizioni, rette con maestria da traiettorie chitarristica avant-rock e ipnotiche. E se il loro sound si è via via sviluppato in direzioni diverse - spesso in base alle variazioni di line-up o alle collaborazioni, come quelle con i Faust o con Michael Gira (Swans) – resistendo tuttavia ad ogni sorta di classificazione: trame kraut, post-rock, cosmic-synth, momenti più intimi o spinti, gli Ulan Bator hanno sperimentato un po’ di tutto nella loro ventennale carriera. Il nuovo album “Stereolith” vede il membro fondatore e pilastro della band, Amaury Cambuzat, proseguire nella sua ricerca sperimentale in ambito rock’n’roll, qui proiettata in un nuovo approccio contemporaneo a base di synth ed elettronica