Storia di un corpo

Anticonvenzionale e meraviglioso diario dei mutamenti che il corpo dello scrittore subisce dai 12 anni di vita fino alla sua morte. E se all'inizio detti cambiamenti sono lo specchio dell'anima, delle sensazioni ed emozioni che invadono il corpo, verso la fine della vita è la fisicità del corpo che prende il sopravvento dettando il sentire. Diario che partendo con ironia dal corpo arriva con dolcezza all'intimità. "Se bisogna finire che sia a tutta velocità, nel punto più duro della salita, cominciare piano piano, certo, riflettere bene all'inizio, va da sé, ma finire a tutta birra, senza risparmiarsi, in fondo si tratta del principio di accelerazione, noi non siamo dei proiettili a caduta morbida, siamo cannonate di coscienza lanciate sulla china sempre più scoscesa della vita".

Un libro bellissimo a cui si rimane facilmente affezionati, forse per il percorso di crescita graduale che il lettore segue, lettera dopo lettera, insieme al destinatario immaginario o forse per lo stile familiare e al tempo stesso mai scontato di Pennac. Come dice il titolo stesso del romanzo, l'autore, con il suo stile indubbiamente francese (un po' alla Romain Gary, se avete letto qualche suo romanzo) cerca di ricreare l'evoluzione del corpo del personaggio, incentrandosi sulla sua carnalità e fisicità ,ma facendolo attraverso uno strumento assolutamente astratto come la parola, riuscendo a "carnificare" dei pensieri e a farli crescere con la psicologia del personaggio. Un romanzo "alternativo", perché tenta quindi di essere un romanzo di formazione, non direttamente introspettivo, ma "fisico". A confermarlo, alla fine del libro, l'originale "indice analitico" delle varie parole che fanno parte della quotidianità di ognuno; parole banali, buffe (perché reali e "poco letterarie") che possono essere sempre consultate per ripercorrere empaticamente attimi di vita, porzioni di pagina con il personaggio. Uno dei miei libri preferiti che non mi stanco mai di consigliare.

Una genialata! Un racconto della vita del protagonista che, però, non vuole essere il racconto della propria vita, ma solo dei cambiamenti del suo corpo che avvengono durante gli anni. Ciononostante, così facendo, inevitabilmente si cade nel narrare la propria storia avendo come pretesto quello di annotare in un diario i cambiamenti che avvengono fuori e dentro di noi. Perché alla fine il tempo ci segna sia dentro che fuori.