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mi ha attirato la copertina...l'ho comprato senza leggere la trama e mi ha "catturata" subito...sembra banale ma è tutt'altro...lo consiglio...
"Le persone danneggiate non guariscono mai". Così si sentono Carla e i suoi figli Nicola, Rosa e la piccola Mara. Danneggiate da un amore malato. Un amore, quello di un marito, padre, Vito Semeraro, che ha rotto l'incanto di una famiglia solo in apparenza perfetta. Perfetta agli occhi della piccola comunità di paese come alla grande città che abitano. Perfetta in chi non comprende come non si possa non amare un uomo bello, ricco, un ottimo professionista. E invece.. l'apparenza maschera liti giorno dopo giorno per le cose più assurde, perché anche il pane acquistato in un posto diverso può far saltare i nervi a Vito Semeraro, farlo impazzire di gelosia, spingerlo alla violenza. Ogni giorno, anno dopo anno. Uno stillicidio per Carla: parole sbagliate, umiliazioni, violenze fisiche, psicologiche. Un tormento aver rinunciato a tutto, lavoro, studio, sogni, finanche l'amore per colpa di chi credeva perfetto. Insieme da ragazzini, poco più che quarantenne Carla trova il coraggio di dire basta. Di lasciare il marito e ricominciare con la piccola Mara da crescere, per risparmiare almeno a lei le violenze di cui si erano riempiti gli occhi i figli grandi. E quando, con ostinazione, la speranza comincia a riempirle il cuore di normalità, quella normalità fatta di un lavoro umile, di cure per la piccola di casa, parole gentili con i figli, finanche un uomo comprensivo e amorevole accanto, tutto precipita. La festa della piccola Mara. Una serata da trascorrere in famiglia, come una volta. Poi, il giorno dopo, la scomparsa di Vito Semeraro. L'ansia, l'attesa, il non detto, i sospetti fino al ritrovamento del cadavere e la confessione di Carla. Da vittima a carnefice il passo è breve. Lo è per i media che seguono il processo, lo è per la gente, lo è per la sorella di Vito che reclama vendetta, non giustizia. Ma è davvero così? Carla, minuta e bellissima, combatte, si difende, spiega con parole sue l'angoscia di una vita soffocata dalla paura di essere uccisa e sfida tutti chiedendo: "Voi lo sapete perfettamente quello che pensate? Quello che volete? Voi potete dividere tutto con certezza, giusto e sbagliato, sì e no, questo e quello? Se voi potete io vi invidio con tutte le mie forze". Giusto o sbagliato? Continua a chiederselo il lettore fino all'ultima pagina. Troppo amore. Un amore distorto che corrode ed entra nell'anima. E fa male, ogni parola arriva al lettore e provoca un intenso fastidio. Malefico come può esserlo un veleno che attraversa il cuore di Nicola, che spesso si sente troppo simile al padre. Protettivo, ma anche violento, irrequieto, instabile, costretto a crescere troppo in fretta, l'ansia di dover difendere le sorelle, aiutare la madre, fino a quell'ultimo sguardo in carcere, uno sguardo che mette a nudo la verità e apre la disfatta dell'anima, perduta, forse per sempre. Condividere un segreto, comprendere, perdonare o emendarsi, fuggire. Impossibile dirlo. "Una storia nera", un racconto in presa diretta sull'evoluzione di un crimine. Banalmente si potrebbe risolvere in una storia vera. Vera come sa esserlo il male quando prevarica il bene. Quando annienta la coscienza. Quando corrode i pensieri. La descrizione di un mondo, di un tessuto sociale che spiega la percezione erronea dei rapporti uomo-donna, la distorsione dell'amore che si fa gelosia, possesso, una morsa che stringe la gola di chi vuole solo vivere. Meccanismi perversi, insondabili. Eppure resi perfettamente dalla scrittura della Lattanzi. Bastano pochi particolari, descrizioni che paiono fotografie tese a cogliere l'anima, la personalità dei personaggi. E' quella della Lattanzi una scrittura a tratti cinematografica a tratti introspettiva, analitica. Il lettore sembra di conoscere Nicola, Rosa, persino la piccola Mara e su tutte le donne della storia, Carla, l'amante Milena, la spietata Mimma. Un romanzo potente. Che atterrisce. Un peso sul cuore. "Sono una donna sola da quando ho conosciuto Vito, ma da quando l'ho lasciato sono una donna sola e viva, prima di lasciarlo ero già morta. Era già scritto".
Recensioni
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