Suite francese - Irène Némirovsky - copertina
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Letteratura: Ucraina
Suite francese
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Descrizione


È il 4 giugno 1940, in una Parigi ferita e spaventata dai primi bombardamenti nazisti. Uomini, donne, intere famiglie si preparano a fuggire dalla città: i Péricand, ricchi borghesi cattolici, i coniugi Michaud, modesti impiegati di banca con un figlio al fronte, Gabriel Corte, intellettuale intenzionato a collaborare con l'invasore, Charlie Langelet, scapolo sessantenne benestante e snob. La meta, per tutti, è la campagna, dove pure il nemico non tarda ad arrivare. E l'incontro fra occupanti e occupati avrà, per qualcuno, esiti inaspettati: è il caso di Lucile e del delicato rapporto che nasce fra lei e il giovane ufficiale tedesco che è costretta a ospitare nella propria casa. Un romanzo popolare possente, folto di personaggi memorabili e storie avvincenti. I destini di una moltitudine di individui si intrecciano sullo sfondo delle tragedie della Storia, mettendo in scena la commedia della vita quotidiana, tra cinismo e meschinità, arroganza e vanità, eroismo, pietà e amore. Il capolavoro che ha segnato la riscoperta internazionale di Irène Némirovsky. Con una postfazione di Myriam Anissimov.

Dettagli

Tascabile
14 gennaio 2016
513 p., Brossura
9788817085625

Valutazioni e recensioni

  • Leggere un libro che somiglia, per alcuni eventi, ad un diario: questa cosa mi ha scosso non poco. Pur essendo più lenta e complessa la prima parte, è stato molto interessante ed intenso entrare nella Parigi della seconda guerra mondiale, assediata dalle bombe e in fuga: in lettore è anch'esso uno sfollato che cammina lungo le strade della campagna fuori Parigi. La seconda parte è più dinamica, eppure mai sapremo come andrà a finire: l'opera, purtroppo, è incompiuta!

  • Sin dalle prime battute, “Suite francese” suscita nel lettore una profonda sensazione di rievocazione: le parole trasmutano nella fase storica narrata facendola rivivere sulla pelle, riassaporandola nell’anima, riassaporando con essa il peso della tragedia, delle ingiustizie, della persecuzione, del terrore, della paura. E’ un elaborato che già per questo assunto sa mettere in difficoltà chi vi si avvicina. Perché il conoscitore ne viene pervaso, affascinato ma al contempo si trova innanzi ad altri due elementi non di poco conto che influiscono sull’esito e sull’evoluzione dello scorrimento del volume; il fatto che l’opera sia vergata a mano ed abbia le caratteristiche di una bozza non revisionata, da un lato, e l’incompiutezza del finale dall’altro. Queste tre circostanze fanno si che il giudizio in termini di stile, contenuto e piacevolezza sia sfarzato. Da ciò, o si ama, o si odia. Se infatti si apprezza la reminescenza, la memoria ma non si condivide l’incompiutezza dell’epilogo, difficile sarà riuscire a godere pienamente del componimento. Quell’interruzione, quel doversi obbligatoriamente fermare, è un fattore ostico che fa soffrire, che lascia con il boccone amaro in bocca. E’ l’esempio classico di uno spettatore che è costretto ad interrompere la visione di una messa in scena prima della sua conclusione per cause di forza maggiore a lui non imputabili. Il tutto accade in modo caustico, caotico, lento e veloce insieme. La rappresentazione dell’ebreo si alterna con quella del francese invaso dal nemico ed è avvalorata da un linguaggio limpido, crudo che nulla risparmia. Il francese perde la sua identità, la sua unità, ritrovandosi allo sbando, l’ebreo è abbandonato a sé stesso, alcuno ha possibilità di salvezza. E’ in questo connotato che traspare maggiormente la forza dell’autrice. Ella riesce a descrivere l’animo umano, a rappresentarlo così com’è senza filtrare alcunché. Bene e male, bellezza e bruttezza del medesimo sono magistralmente calibrati in un connubio in cui la realtà vince sulla finzione

  • Un libro bellissimo, che ci rende migliori dopo averlo letto. Svela l'animo umano in tutte le sue sfumature, dall'eroico al vile, dall'ipocrita a quello tutto di un pezzo. Dove L'eroe è chi compie il suo dovere di uomo e non colui che si imbosca e ne ricava il suo agio nelle difficoltà (grandiose le figure dei Michaud). Ci mostra la miseria e la nobiltà delle persone. Dove l'umanità e la dignità delle persone non è data dalla appartenenza di censo, ma dalla capacità di affrontare le situazioni che la vita ti pone. La narrazione è divisa in due parti; la prima racconta la fuga da Parigi, a causa dell'ingresso dei tedeschi che invadono la Francia, di persone di diversa estrazione sociale e culturale. E commuove vedere come la sofferenza è riservata a chi è meno attrezzato nella vita, spesso a chi è debole socialmente; un "ciclo dei vinti" in edizione seconda guerra mondiale. La seconda parte racconta di una sposa di guerra, infelice, tradita e odiata dalla famiglia del marito prigioniero, che scopre che un tedesco, se nobile di animo come questo del racconto, può essere persona degna di amore. Quella che ne nasce è una relazione soffocata e che non sboccerà mai in un amore conclamato, ma non per questo meno nobile quanto a sentimenti. Sullo sfondo le vicende del periodo di occupazione tedesca della cittadina francese teatro di questo racconto, con le miserie e le ipocrisie degli uomini protagonisti della storia, una Storia con la S maiuscola.

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