Cose da non fare: leggere un vecchio manoscritto nero trovato sull'armadio. Il racconto è un'assurda storia che alla fine sembra girare intorno al lettore. Quanti libri coinvolgono psicologicamente e fisicamente i lettori? Nessuno tranne questo. E' una storia talmente assurda che vi farete una ragione su tutto quello che leggerete e la farete vostra. Da leggere assolutamente il prima possibile. Scrittore Formidabile!!!!! Lo regalerò per Natale!
La taverna del Doge Loredan
A Venezia, in un'antica palazzina, Schultz, editore e tipografo di discreta fama locale, è intento alla ricerca di un manoscritto scomparso, finito chissà come in cima a un armadio. Ma tra polvere e vecchie lettere, ecco emergere un libro misterioso, privo di titolo e nome dell'autore. Gli basta dare un'occhiata alle pagine scure e ammuffite per essere trascinato in un mondo antico, fatto di intrighi, duelli, amori e tradimenti. La storia che si snoda davanti ai suoi occhi è ambientata a Londra quasi due secoli addietro e ha per protagonista Jacob Flint, un giovane gentiluomo inglese con la passione per le mogli altrui. Tuttavia Schultz vi avverte inquietanti analogie con la propria vita, come se il testo scritto tanto tempo prima parlasse di lui.
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Autore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2007
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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BARBARA CIFONE 20 novembre 2011
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GIOVANNA CARSUGHI 08 gennaio 2009
E’ il secondo libro di Ongaro che leggo dopo “La Partita”. Indubbiamente impegnativo, dagli echi pirandelliani e calviniani, vagamente surrealista, il romanzo può essere considerato una estesa metafora della scrittura/opera che compenetra la realtà, che con essa si scambia i ruoli e diventa un tutt’uno, finendo “magmaticamente” per animarsi di vita propria sia nell’inventiva dello scrittore, sia nell’immaginazione del lettore. La protagonista Nina, soggetto dell’azione, assurge al ruolo di Graal femminile, eternamente sfuggente, incostante e volubile; Paso Doble rappresenta l’alter ego di Schultz, personaggio fittizio ed immaginario; l’avvocato Berengo, più enigmatico, misterioso, sfuggente, col suo invito a far luce negli spazi bui del nostro io, è forse la voce del super-ego, l’incontro/scontro col quale tendiamo a rinviare e sfuggire? In questa fantasmagorica apoteosi della meta-narrativa è contenuto l’universo in continuo divenire, nella sua atemporale ed eterna entropia. PS A chi ingenuamente antepone questa sublime opera letteraria alle Memorie di Giacomo Casanova, mi permetto di far notare che ogni libro non è che lo specchio dei tempi in cui viene scritto (sorvolando sulla indiscussa superiorità stilistica dello scrittore contemporaneo che strizza l’occhio al celebre “libertino” ed alle vicissitudini editoriali del suo manoscritto, sia in alcuni spunti, sia nella scelta di alcuni nomi). A chi, invece, si lamenta perbenisticamente di alcuni irresistibili “lazzi” sessuali ideati dall’autore, vorrei solo dire che, dopotutto, si tratta di humour “inventivamente” dissacrante!
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Lisa Agazzani 02 settembre 2008
I libri di Ongaro sono di una follia paranoia fantastica!