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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2010
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Da grande appassionato dell'immenso Josè, direi che che il romanzo è inferiore, da un punto di vista squisitamente stilistico, rispetto a "Cecità", "L'uomo duplicato" e "L'anno della morte di Ricardo Reis" (i miei preferiti). Mancano quella scorrevolezza e quella fluidità che caratterizzano invece i suddetti romanzi. E' pur sempre un grande affresco storico che riproduce fedelmente i soprusi e le soverchierie patite per anni (anzi, per secoli) dai contadini di questa regione del Portogallo, assimilabile, da questo punto di vista, a "Fontamara" di Ignazio Silone. Il comunista Saramago dà voce ai reietti del Portogallo, così come il comunista (pentito) Silone fa con i cafoni della Marsica. Un romanzo che, inoltre, rappresenta un unicum nella sterminata produzione di Saramago: è infatti l'unico romanzo in cui manca l'elemento fantastico quale evento da cui scaturisce l'impianto narrativo: la vicenda della famiglia Mau-Tempo e degli altri contadini coinvolti nelle aspre battaglie contro i latifondisti è reale al 100%, senza alcuna concessione alla fantasia o al grottesco. In un modo o nell'altro, Josè riesce sempre a stupirci...
Splendido, corale, commovente, anche se in alcuni tratti più impegnativo per le molteplici divagazioni. L'epopea di quattro generazioni di contadini "chiusi" nella vita del latifondo, lo sfondo storico del Portogallo di Salazar fino alla Rivoluzione dei Garofani. Vite tremendamente al limite dell'indigenza, ma interpretate da figure di una dignità umana impareggiabile. Ricorda i personaggi di Verga, ma con in più un'ironica, intensa riflessione politica sul Potere di chi opprime i poveri. Non me la sento di definirlo "la saga dei vinti", perchè i Mau Tempo e gli altri personaggi con loro, risultano vincenti, ritratti nella loro tenacia e forza di lottare, mista ad una solidarietà che i "ricchi" non sperimenteranno mai. Un capolavoro degno di un Nobel.
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