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Anno edizione: 2016
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E' il primo libro Castillo che leggo ed ho trovato una piacevole scoperta. Il testo è scorrevole, i capitoli non sono ne troppo lunghi, ne troppo corti, certamente ne leggerò altri. Non è mia intenzione rivelare il finale, ma se devo fare una critica la trama non rispetta alcune fra leprime della "venti regole dello scrittore giallo" di Van Dine. Tutto ciò premesso, la trama, l'ambiente amish ed i personaggi sono ben descritti.
Pensavo che la serie oramai fosse arrivata ad un punto morto. Leggere ancora di Kate e degli Amish poteva diventare monotono, invece la Castillo è riuscita a darle nuova vitalità ^^ Quello che non fa passi in avanti sono invece le vicende personali tra Kate e Tomasetti; sono un po’ cristallizzate, i problemi sono gli stessi, anche se forse siamo ad una svolta. La parte sulla loro relazione è sempre tra le mie preferite. Rispetto ai primi capitoli ci sono sicuramente scene meno crude, ma il livello di angoscia e ansia, è elevato. La pecca principale? È che ci sono delle domande senza risposte. Alla fine chi era la persona con Rachel quando è morta? La famiglia scomparsa, sono davvero tutti morti? Etc. Ci sono tante piccole domande, tanti piccoli indizi, sicuramente ininfluenti ma che hanno acceso la mia curiosità, che non hanno ricevuto riscontro.
Come sempre, Linda Castillo bilancia la descrizione degli aspetti positivi della comunità amish, con il loro modo di vivere semplice, senza ansietà, l’estrema collaborazione tra loro, la complicità tra le donne, le loro capacità pratiche, con gli aspetti negativi. E si, perchè nei suoi libri il fattaccio avviene sempre all’interno della comunità amish. Quindi scopriamo che non è poi tutto così bello, tranquillo e poetico come può sembrare. Questo è un libro diverso dagli altri perchè non si svolge a Painters Mill, ma in un’altra comunità. Qui Kate segue il caso da sola, senza la sua amatissima squadra. A essere sinceri si sente un po’ la mancanza della presenza costante di Skid, Glock, Mona e gli altri, ma la storia è comunque bella, serrata, piena di suspense e di… freddo! Kate può contare solo sulle sue forze e sul suo istinto di sopravvivenza, anche se il solo pensiero di Tomasetti la aiuterà nei momenti in cui lasciarsi andare sarebbe più semplice. La parte finale commuove, perchè sentiamo quello che prova Kate. L’aver, anche se per pochi giorni, rivissuto come una amish, le ha ricordato i lati belli dell’esserlo. Ha potuto, anche se per brevi momenti, abbassare la guardia, sentirsi semplicemente una donna, e non una donna poliziotto. Si percepisce il suo desiderio latente di normalità, tranquillità e spensieratezza. Ma la verità è che si tratta solo di istanti, perchè alla fine, Kate Burkholder si sente pienamente realizzata solo quando può svolgere il suo lavoro, con tutti i rischi che ne conseguono, e a noi, ovviamente, va benissimo così.
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