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Forse sarò l'unico ad affermarlo ma sinceramente vi sconsiglio questo libro. Esso risulta essere noioso e per così dire "pesante", questa è naturalmente solo la mia personale opinione ma mi seno di sconsigliarvi l'acquisto.
Caro, vecchio Luis Sepùlveda, che riesce ancora una volta ad emozionare con il racconto delle ultime storie dalla frontiera del mondo, in senso geografico e mentale. Questa raccolta di storie, arricchite da una serie di bellissime foto scattate da Daniel Mordzinski, narra di un viaggio a due verso la Patagonia estrema, alla fine del mondo. In questo andare verso il Sud del Sud, Sepùlveda narra una serie di storie molto coinvolgenti, nello spirito dell'amico scomparso di recente, il grande scrittore Osvaldo Soriano: "...Tutte le storie che seguono sono senza dubbio circondate dall'aura dell'inesorabilmente perduto, per via di quell' - inventario delle perdite - di cui parlava Osvaldo Soriano, il prezzo crudele della nostra epoca...". In questo viaggio incontriamo personaggi straordinari (e ci sembra di essere a fianco ai due viaggiatori, anche grazie alle splendide immagini in uno struggente bianco e nero): il Tano e il suo violino, il bisnipote di Davy Crockett, la signora dei miracoli (il profilo più bello) - dona Delia Rivera de Cossio, la figlia dello sceriffo Martin Sheffields che incrociò la sua strada con quella mitica di Butch Cassidy - Sundance Kid - Etta Place, la "Trochita" la locomotiva dell'ultimo viaggio del treno Patagonia Express (con la foto capolavoro - a pag. 107 - del fumo che esce dalla locomotiva in fronte allo spazio infinito e desertico di un viaggio della memoria e dello spirito), Coquito il folletto di El Bolsòn, Guillermo il gaucho, la sala cinematografica di Porvenir (che significa avvenire). C'è nostalgia ma non melanconia, come afferma l'autore, c'è, soprattutto la grande capacità di narrare e di farci partecipi di un mondo che va scomparendo e che continua a vivere in noi, alimentando la speranza. Molto bello.
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