L' uomo che guardava passare i treni - Georges Simenon,Paola Zallio Messori - ebook
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L' uomo che guardava passare i treni
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Descrizione


La sera di un giorno qualsiasi, Kees Popinga si appresta a fumare un sigaro. Anche la sua vita è qualsiasi, e questo lo rallegra. Impiegato di una solida ditta olandese, è abituato a spartire le sue ore con perfetta regolarità. I suoi sentimenti non usano deviare, se non impercettibilmente, come per esempio per «quella certa emozione furtiva, quasi vergognosa, che lo turbava vedendo passare un treno, un treno della notte soprattutto, dalle tendine calate sul mistero dei viaggiatori». Quella sera, poche ore dopo, Popinga fu costretto ad accorgersi che la sua vita si disfaceva come un castello di carte. Ora gli accennava dall’oscurità una nuova esistenza, dove avrebbe avuto a che fare con figure per lui estranee: il sangue, le donne, l’imbroglio, il caso, la fuga, la paura, l’esaltazione, il falso, la polizia. Kees Popinga è uno di quegli uomini cosiddetti normali che Simenon predilige e che sa raccontare come nessun altro. La sua normalità, come ogni normalità, è illusoria: un meccanismo che, appena s’inceppa, diventa capace di tutto. Ma non tutti, a quel punto, sono capaci di tutto. Kees Popinga sì. Come era stato, un tempo, il più normale fra i normali, ora si sfrena e, preso da un’euforia sinistra, rovescia uno per uno tutti i capisaldi della sua realtà. La sua fuga è una sfida, e la sfida attira un’incalzante persecuzione, che ci trascina fino all’ultimo nella lettura. Personaggio paradigmatico dell’universo simenoniano, Popinga si insinua nella mente del lettore con una stupefacente familiarità. È come una carta da parati che abbiamo visto per anni e improvvisamente si metta a parlare. Dal momento in cui, un giorno, Popinga esce di casa e, chiudendo la porta, esce anche da se stesso, incontriamo di tutto e non riusciamo a evitare di vederlo con i suoi occhi. Il delitto, il terrore, la fantasticheria, la solitudine, la lucidità, la puntigliosità: sono nuovi pezzi su una vecchia scacchiera, e con il loro aiuto Popinga tenta disperatamente di eludere lo scacco matto. Alla fine, la sua vita, di cui ormai sappiamo tutto, sarà passata davanti ai nostri occhi, e ai suoi, come uno di quei misteriosi treni che amava guardare nella notte. "L’uomo che guardava passare i treni" fu pubblicato per la prima volta nel 1938.

Dettagli

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211 p.
Reflowable
9788845971679

Valutazioni e recensioni

  • ROSSELLA PULEO

    Dannato George, mi ha totalmente soggiogato. Un racconto davvero accattivante. Chi è Popinga? E’ soltanto un uomo ordinario mortificato dalla vita che improvvisamente perde la ragione, o è un freddo calcolatore, uno scaltro assassino - e per questo meritevole di attenzione, di simpatia da parte dell'opinione pubblica -. E’ 'un paranoico, un infelice, un satiro'? Qual è la verità sul caso Kees Popinga? Prima della rivelazione ci si ritroverà a osservare la vita degli altri, i suoi simili ma dissimili, attraverso il suo sguardo. Lucido o folle? Impossibile non pensare a Pirandello e a Durrenmatt.

  • Renzo Montagnoli

    L’uomo che guardava passare i treni, scritto nel 1938, ha tutte le parvenze di un noir, anche se lo scopo di Simenon non era tanto quello di narrare una vicenda criminale, bensì di analizzare la psiche di un individuo, piccolo borghese, che a un certo punta della sua vita si ribella a un’esistenza calma e agiata, scoprendo in se stesso una personalità latente intollerante nei confronti di quel mondo in cui ha sempre vissuto. La sua presa di posizione, il cambiamento radicale che la caratterizza, non è un frutto di un calcolo maturato lungamente, ma è un’improvvisa scelta quasi inconsapevole. E così Kees Popinga, così si chiama il protagonista, abbandona per sempre quell’immagine di onesto, corretto, meticoloso impiegato e buon padre di famiglia per cercare di cancellare, in uno con il suo passato, anche quelle caratteristiche di appartenenza a un ceto borghese, fatte di consuetudini e apparenze anche stucchevoli. In questa ribellione, che lo porterà anche all’omicidio, c’è una lunga fuga dal mondo in cui è sempre stato, che finisce però con il diventare anche una fuga da se stesso, da quell’inconscia personalità per anni celata e repressa da una parvenza di perbenismo a cui, altrettanto inconsapevolmente, si era abbandonato. Entra talmente nel suo nuovo personaggio da trovare sempre nuove giustificazioni per il suo operato, per la sua furia criminale che tuttavia non traspare esteriormente se non nei momenti in cui i freni inibitori, totalmente rimossi, fanno sfociare il suo comportamento in una violenza accompagnata dalla cieca lucidità di un uomo che ricerca e trova considerazioni auto giustificatorie al punto di ritenersi un perseguitato dalla polizia. Il suo è il delirio di un folle che solo in ultimo, ormai braccato, lascia spazio a qualche momento di lucidità, che se non gli porta un senso di colpa, pur tuttavia riscopre sprazzi di quella coscienza borghese, che gli sembra così lontana e irraggiungibile, ma di cui ha una vaga nostalgia, un ricordo di un mondo in cui tutto quadrava per il meglio, almeno in apparenza, mentre ora la sua condizione è quella di una bestia in fuga e senza speranza. Popinga è tuttavia un fallito e anche la scorciatoia che cercherà di prendere per risolvere definitivamente il problema di una nuova esistenza, verso cui prima si sentiva fortemente attratto e che ora invece mostra tutti i suoi limiti, finirà miseramente e chiuderà così il suo ciclo vitale in una clinica psichiatrica, in cui, rassicurato dalle mura che impediscono un confronto con la realtà esterna, riuscirà a realizzare perfettamente se stesso, un mondo tutto suo, una specie di limbo in cui i medici non potranno capire nulla di lui, e, soprattutto, altrettanto lui di se stesso. In fin dei conti, come tanti personaggi di Simenon, il protagonista è un uomo all’apparenza normale, fino a quando è inserito nel tessuto sociale in cui ha sempre vissuto, ma poi scatta qualche cosa, a volte anche un’inezia, e l’uomo si trasforma; non c’è nulla di più complesso della psiche umana, tanto che a nessuno di noi è dato il privilegio di conoscerci fino in fondo e Simenon non era dissimile da noi, anzi in lui erano presenti mediocrità e genialità, quest’ultima riservata alla sua corposa produzione letteraria. Del Simenon privato forse è meglio non parlare, non ricordare l’egoismo che lo caratterizzava, la sua ambiguità durante l’occupazione nazista, il trattamento umiliante riservato alle sue amanti, una doppia personalità che peraltro non deve stupire, come se in noi esistessero due nature, ci fossero due io. E Kees Popinga è il simbolo di questo doppio che poi Simenon riuscirà a delineare ancor più mirabilmente in un altro romanzo, I fantasmi del cappellaio. Anche il titolo, del resto, ci offre nella sua sinteticità il vagheggiamento onirico del protagonista che cerca di immaginare come siano i passeggeri, figure indistinte dietro i finestrini, inconsapevoli attori della vita, e quelle carrozze che corrono sulle rotaie possono benissimo rappresentare per noi il confuso e convulso percorso dell’esistenza, ma per Popinga sono solo un sogno, una fuga da quella realtà che d’improvviso non può più accettare. Mi sembra inutile dilungarmi ulteriormente, se non per un consiglio d’obbligo: leggetelo, non ve ne pentirete.

  • Enrico Caramuscio

    Saputo che l’ azienda per cui lavora da anni con impegno e fedeltà è fallita per bancarotta fraudolenta Kees Popinga si trasforma da impiegato modello e impeccabile padre di famiglia in un individuo spregiudicato, cinico e senza scrupoli. Commetterà delitti, vivrà senza fissa dimora, frequenterà ambienti poco raccomandabili e sfiderà la polizia a una sorta di partita a scacchi. Il tema di fondo del libro è l’ insoddisfazione personale: nonostante la vita agiata che conduce, il protagonista sembra esasperato dalla propria routine quotidiana e dal ruolo che si trova inconsciamente a recitare, è deluso della visione che hanno gli altri di lui e decide di trasformare radicalmente se stesso e la propria esistenza. Simenon racconta questi tormenti e questa metamorfosi con semplicità, stile e una buona dose di umorismo. Il ritmo brillante e la simpatia del protagonista rendono la lettura veloce e piacevole.

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