Il romanzo è diviso in tre parti, tre punti di vista il marito, il cognato e la sorella della protagonista. Da questi punti di vista non sono riuscita capire a fondo la protagonista. Le premesse del libro erano molto buone, ma viene raccontato in modo angosciante e pesante, tale che non sono riuscita a provare empatia con nessun personaggio. Avevo grandi aspettative che non sono state soddisfatte.
La vegetariana
"Ho fatto un sogno" dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l'ideale di un'estatica dissoluzione nell'indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell'ordinario quando si inceppa il principio di realtà - proprio come avviene nei sogni più pericolosi.
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Anno edizione:2016
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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JESSICA ZHU 20 maggio 2018
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Dare un giudizio a questo libro mi risulta difficile. Dà molti stimoli, anche fastidiosi, urta la sensibilità e il buon senso comune. Non dà risposte: scelta appropriata o furberia? Una buona scrittura, mi ha tenuto incollato alle pagine. Non so dire quanto la doppia traduzione abbia influito. Una descrizione sottile ma efficace di una società sudcoreana opprimente, severamente rispettosa delle regole e dell'apparenza. Il lento scivolare di una donna verso una vita vegetale. Vivere senza negare la vita agli altri esseri. Ed inevitabilmente vivere negando la propria vita. La storia è raccontata da diversi punti di vista: quello della protagonista, del marito, del cognato e della sorella maggiore. Questi molteplici punti di vista evidenziano come nessuno dei familiari riesca a comprendere minimamente cosa stia provando la protagonista e quale sia il senso delle sue scelte. Soltanto la sorella, al termine, avrà dei dubbi e riuscirà a collegare questo mal di vivere alla vita passata della donna, ma anche lei non avrà il tempo di dedicarsi realmente alla sorella. “La vegetariana” è un romanzo interessante ma duro e, per certi versi, disturbante. Questa sensazione di disagio è acuita dallo stile della scrittrice, semplice e lineare, che va direttamente al punto senza tentativi di smussare la durezza delle situazioni. Il romanzo è anche una riflessione sul diritto della società di obbligare una donna ad alimentarsi/curarsi per non danneggiare la propria vita. Lo consiglio comunque.
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Bellissimo libro, breve e scorrevole. Diviso in 3 capitoli, racconta della scelta di Yeong-hye di diventare vegetariana, anzi proprio vegana, dopo un incubo avuto nella notte. La narrazione si svolge dal punto di vista del marito, del cognato e della sorella della protagonista. Ognuno di loro da una chiave di lettura diversa alla scelta della ragazza, che inizialmente non mangia carne e derivati e col tempo vorrà nutrirsi solamente di luce e acqua per trasformarsi in un vegetale. Il libro suscita nel lettore forti emozioni, consigliatissimo.