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Anno edizione: 2003
Anno edizione: 2014
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Ancora senza parole dopo aver letto d'un fiato questo magnifico e, bisogna dirlo, precocissimo libro. Le parole mi mancano, come sembrano mancare a questa scrittrice all'epoca giovanissima che, attraverso il linguaggio, si infrange continuamente contro la realtà per poi sul limite risorgere. Il viaggio tutto interiore di Joana dispiega un universo altro, prelinguistico, ancestrale, incredibilmente affascinante, pericoloso ed enigmatico. Le parole volteggiano, la prosa poetica coraggiosissima scivola e vola attraverso immagini mirabolanti, eppure antiretoriche e incredibilmente vere. La sfida della Lispector è al linguaggio, nel tentativo di trovare l'essenza di sé e del mondo. La scommessa è altissima e, se fallimentare, paradossalmente diventa un trionfo. Le immagini ardite, singolarissime dicono la verità proprio attraverso lo scarto tra l'indicibile e quel tentativo estremo, continuo di dire, di comprendere. Romanzo sicuramente non per tutti, non ha una trama, non c'è un intreccio, l'inizio può dare l'idea di discorsi senza senso, deliranti, scollegati. Bisogna darle almeno trenta pagine di fiducia e la prosa diventerà di colpo tersa, limpida, cristallina
Non è un caso se la scrittura di Clarice Lispector è stata paragonata a quella di James Joyce o di Virginia Woolf a cui però si leva l'aura tipicamente europea per assumerne una più amazzonica e viscerale - l'autrice è di origini ucraine ma crebbe in Brasile - che in qualche caso esprime l'indicibile creando una lingua pre-linguistica davvero particolare, che tocca le corde del cuore con la lingua della poesia. Ma in prosa. Un gioiello. Un capolavoro.
Joana è uno dei personaggi più belli della letteratura contemporanea. Qui la Lispector, esordiente, non cade nell'abuso - ridondante davvero - della parola, o frase, ripetuta allo sfinimento(come farà più tardi con "Legami familiari"), ciò nonostante non rinuncia al sottile gioco di sospensioni, proprie del suo stile. Tempo e spazio diventano superflui perché quello che si racconta, in questo eccellente esempio di buona scrittura, è lo spazio del mondo interiore, potenzialmente infinito. Fatto di sensazioni che diventano immagini e viceversa. Un libro che spiace chiudere, una volta finito.
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