Visionland

Secondo full-length album del gruppo di Birmingham e Nashville, con un piede saldamente piantato nel mondo reale e l’altro perso nell’esplorazione del complesso reame della mente, tra percezione di se stessi e illusioni allucinate. Non per niente il titolo del disco è il nome di un parco a tema costruito a fine anni ’90 in Alabama, che suscitò nella popolazione locale speranza e ottimismo solo per distruggerli pochi anni dopo, alla sua chiusura. Per tutto l’album aleggia la percezione di quello che avrebbe potuto essere, di una possibilità mancata, spazzata via dal vento gelido della realtà. I brani sono stati scritti nel corso di diversi anni sia da singoli membri della band (come la surfeggiante “Lonely Boy”, del cantante e chitarrista Parsons), altri da più musicisti (la punk-garage soul “Fine Fine Day” di Parsons e Pierce, a metà strada tra Stooges e Velvet Underground). E questo si riflette nella varietà, dal fantasma del soul anni ’60 alla Etta James (con tanto di vocalist sexy) di “Healin’ Slow”, al vivace country blues di “DDT”. A dare coesione a un disco rivelatore, inebriante e profondo e il tipico groove targato Banditos.