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Anno edizione: 2012
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Il visitatore è una commedia di Éric-Emmanuel Schmitt, rappresentata per la prima a volta a Parigi nel 1993. Si alza il sipario e si entra nell'appartamento di Freud, ormai ottantenne minato dal tumore alla gola, disperato perché la Gestapo ha prelevato sua figlia per interrogarla. Durante questa triste e penosa attesa si presenta uno strano “ visitatore “ che durante il colloquio si intuisce sia Dio. Dio si presenta all’ateo Freud. Freud spiega cosa direbbe a Dio se fosse lì davanti a lui : “Lo accuserei di spergiuro. Sì perché il male è promettere e poi non mantenere. Che cosa è la morte se non la promessa non mantenuta di avere una vita che scorre sotto la pelle. La morte ti attacca alle spalle. Anche il dolore cos’è se non la ritrattazione dell’integrità del corpo. Abbiamo un corpo fatto per correre, omogeneo e di punto in bianco lo ritroviamo malato, sfatto. Truffato anche lui. Ma intendiamoci il vero dolore non è della carne, è dell’anima, perché ogni ferita è ancora una promessa mancata.”
Poche pagine, un testo teatrale, una manciata di personaggi: quanto ci metterai a leggerlo? Un'ora? Due forse? Basta poco, ed ecco che ti si appiccica all'anima. Di quando in quando me lo rileggo, ed ogni volta racconta qualcosa di nuovo, il libro cambia con me. Un dialogo tra Freud, maestro della psicoanalisi, e un personaggio misterioso, forse matto, forse ultraterreno, chi può dirlo; il tutto all'ombra del nazismo. Una conversazione che tocca corde sensibili con forza e delicatezza insieme, e così ti smuove, insinua dubbi, sgretola certezze. Personalmente lo considero un libro che dovrebbe stare sullo scaffale - ma che dico? sul comodino di chiunque.
E' un testo teatrale semplice e breve leggibile da tutti.
Recensioni
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