Voi non sapete che non ho paura è una meditazione su temi come l’invecchiamento, le relazioni umane, e il sé. Scritto nel corso degli ultimi 40 anni, in questo libro Ripa di Meana mostra la propria frequentazione intima della lingua italiana, come si vede nel linguaggio che usa, manipola, e costruisce. Le poesie che mi colpiscono di più sono quelle in cui combina la profondità del pensiero con l’umanità vulnerabile del suo amore per il marito, Vittorio Sermonti, ed il dolore per la morte di lui, nella lunga e bellissima sezione finale, “Senza”. Oppure le sue osservazioni sulla natura: c’è, per esempio, una serie di poesie alla luna, sparpagliate nelle varie sezioni, che trasformano la classica “ode” in qualcosa di ancora più suggestivo e originale. Alcuni dei suoi versi non sono accessibili in prima lettura, ma questo ne è una forza, perché indica il tipo di coinvolgimento che Ripa di Meana chiede ai suoi lettori. Insomma, Voi non sapete viaggia attraverso 40 anni, scoprendo le delizie e gli orrori della vita e del tempo che passa, e invitando al viaggio quelli che hanno voglia di riflettere alla propria mortalità ed alla sorpresa di esistere.
Voi non sapete che non ho paura
Questo volume nasce come silloge di liriche composte nell’arco di quarant’anni, cresce per volontà propria, e diventa: un romanzo, un dramma, un regesto, uno zibaldone, un sillabario, un murales – insomma, definirlo un ibrido è riduttivo: come se perfino la parola “ibrido” fosse stata costretta a un cambiamento di sesso. Per di più, non tutto è stato previsto dall’autrice, che sa sempre appena un po’ di quanto è accaduto, o sta per accadere. Ma che razza di poeta è, Ludovica Ripa di Meana? Una razza venuta dallo spazio, cavalcando un’onda anomala, che annovera un esemplare solo. Un poeta che non si può leggere d’un fiato perché ti fa trasalire di continuo. Che canta quasi sempre ma non fa ballare quasi mai. Una fedele di un amore solo. Che mette tutto Dio dentro la parola che lo nomina, e poi, per ateo che tu sia, ti fa venerare quella parola, e perciò tutte le altre, come venereresti Dio, se ci credessi. Un poeta capace di scrivere un testo che ti cambia in mano per trasmutazione alchemica, che converte la poesia in prosa e la prosa in poesia, la pietra in foglie, e la neve del tempo nell’acqua degli occhi: questo libro. Che non assomiglia a nient’altro. (Davide Tortorella)
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