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L'Agnese va a morire - Renata Viganò - copertina
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L'Agnese va a morire
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Agnese va a morire

Descrizione


«L'Agnese restò sola, stranamente piccola, un mucchio di stracci neri sulla neve».

«L'Agnese va a morire è una delle opere letterarie piú limpide e convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza [...]. Piú esamino la struttura letteraria di questo romanzo e piú la trovo straordinaria. Tutto è sorretto e animato da un'unica volontà, da un'unica presenza, da un unico personaggio [...]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si riempiano della presenza sempre piú grande, titanica di questa donna. Come se tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e tutto si compisse invece all'interno di Agnese, come se lei sola potesse sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra [...]». (Sebastiano Vassalli)

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Dettagli

2
2014
Tascabile
19 maggio 2014
250 p.
9788806222178

Valutazioni e recensioni

Renzo Montagnoli
Recensioni: 5/5

Nella sua introduzione Sebastiano Vassalli scrive fra l’altro: “L'Agnese va a morire è una delle opere letterarie più limpide e convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza [...]”. Sono d’accordo, tanto più che in copertina, se pur a caratteri ridotti, c’è una frase che ritengo determinante per comprendere la portata di questo libro: “Per non dimenticare che cosa è stata la Resistenza”. Sì, perché al di là della purtroppo ricorrente retorica con cui ai giorni nostri viene commemorato questo vasto movimento di popolo i giovani non sanno che cosa sia stata la Resistenza e, francamente occorre ammetterlo, questa lacuna è spesso presente non solo nella precedente generazione, peraltro nata nell’immediato dopo guerra, ma anche chi per età anagrafica è stato testimone della stessa. E così libri come “La messa dell’uomo disarmato” di Luisito Bianchi e questo L’Agnese va a morire di Renata Viganò, rappresentano due scrigni preziosi il cui contenuto è da assaporare con lentezza, quasi centellinandolo, ma alla fine le idee saranno più chiare e sarà possibile comprendere veramente ciò che è stata e ciò che ha rappresentato la Resistenza. Agnese, un’umile lavandaia, che lavora anche per il marito Palita, impossibilitato a sostenere il lavoro dei campi in quanto di salute cagionevole, è un essere umano, anche poco istruito, ma che è in grado di comprendere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è bene e ciò che è male, per puro istinto. Indifferente alla guerra, all’occupazione tedesca, quando i nazisti le strapperanno il marito, comunista, per avviarlo al lager (morirà nel corso del viaggio) si trasforma e adesso che sa da che parte sta il bene e da che parte sta il male inizierà a sconvolgere la sua esistenza nella consapevolezza di essere nel giusto. Non è un’idea politica che la guida, è molto di più, è la ribellione della sua coscienza che le impone di dedicarsi anima e corpo alla lotta partigiana, che la porta a considerare quei ragazzi che così tanto rischiano come i figli che non ha mai avuto; il suo istinto, al riguardo, è come quello del contadino che sa quando è l’ora di procedere all’aratura o di seminare. Massiccia, con il cuore affaticato, Agnese è uno di quei personaggi che incontrati per strada paiono insignificanti, ma che conosciuti bene si rivelano straordinari, gente che non esita a sacrificarsi per qualcosa che sentono molto al di sopra di loro. La sua morte non ha nulla di eroico (di lei rimane solo un mucchio di stracci neri sulla neve), non si è immolata in un’azione disperata, non ci saranno medaglie alla memoria, eppure quella morte vale più di una battaglia vinta, perché in quella conclusione a cui eravamo preparati c’è tutto lo spirito di sacrificio di una donna che ha anteposto la libertà alla sua vita. L’Agnese va a morire è semplicemente un romanzo stupendo che resta nel cuore.

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Recensioni: 4/5

Fra i romanzi che hanno influenzato maggiormente la letteratura neorealista troviamo "L'Agnese va a morire", di Renata Viganò. Leggendo il titolo, sembrerebbe che il personaggio principale del libro sia Agnese, una lavandaia romagnola ormai non più giovane, ma in realtà tutto ruota attorno all'azione e alla collaborazione dei partigiani, veri protagonisti del movimento della Resistenza. La Viganò, pagina dopo pagina, descrive la loro intensa attività quotidiana, svolta di nascosto, per eliminare e allontanare le truppe tedesche. Il romanzo è interessante ma, a mio avviso, non è molto dinamico, si concentra fin troppo sulla vicenda dei partigiani, risultando, in questo modo, un po' soporifero. Resta comunque indubbia l'importanza dell'opera all'interno della letteratura italiana, neorealista e non solo, e come testimonianza di quegli anni duri che ha vissuto l'Italia.

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Recensioni: 4/5

ho ritrovato questo libro impolverato nella libreria dei miei genitori, mia madre lo aveva letto a scuola e dopo averlo finito mi sono resa conto che forse è il caso di farlo leggere ancora. romanzo sulla resistenza nato dalla diretta esperienza partigiana dell'autrice nelle valli di comacchio. è il punto di vista di una contadina, la scrittura è sobria, onesta, mai fuori luogo, mai irosa. è il canto di una volontà di giustizia che si trasforma in lotta organizzata. consigliato.

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