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Per Michele Ainis la nostra Carta Costituzionale (1947) pone come unico vincolo morale " la solidarietà verso i più deboli". E se moralmente la nostra Costituzione è bella, la sua bellezza, però, è ideale, imprigionata nella carta su cui è stata scritta, e non si aggira, certamente, per le nostre strade, in cui predomina, invece, la bruttezza con il suo seguito di egoismo, di razzismo, di indifferenza, di emarginazione degli ultimi… Altro che solidarietà! Vittorio Sgarbi per illustrare l'Articolo 1,"L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro", sceglie un quadro che considero rappresentativo della nostra Costituzione, "Il quarto stato" di Pellizza da Volpedo del 1901, che rompe, dice Sgarbi, "la lunga esperienza delle pale d'altare con un rovesciamento: la pala non è più verticale ma orizzontale". In primo piano avanza "una sacra famiglia" laica; Giuseppe è un operaio, la madre scalza è una Madonna che stringe tra le braccia un bambinello nudo, e i pastori sono operai in marcia, alla ricerca di un riscatto terreno. Un presepe di poveri, in cui Dio fatto uomo ha scelto di nascere. Per illustrare l'Articolo 10, là dove si parla dello straniero e quindi dell'immigrato avrei voluto vedere una "Fuga in Egitto", magari di Giotto, perché, come dice il Cardinale Gianfranco Ravasi, anche Gesù, Giuseppe e Maria erano migranti che fuggivano dalla strage degli innocenti (bellissima quella di Guido Reni), voluta da Erode. Infine Ainis appesantisce le sue riflessioni con lunghi elenchi di scrittori e opere letterarie. Questo annoia; più conveniente sarebbe stato trasferire queste liste nella bibliografia. Inoltre Sgarbi non ha dato il meglio di sé; si potrebbe dire che "ha tirato via".
Idea interessante di abbinare la Costituzione alla Bellezza e di farle commentare a due notevoli relativi esperti: ne esce un commentario e, in particolare da Sgarbi, una serie di critiche la maggior parte, a mio avviso, fondate.
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