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Anno edizione: 1989
Anno edizione: 2011
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La fine dell’Austria Felix è riflessa nella vita di Francesco Ferdinando Trotta che attraversa la sua infanzia e giovinezza in modo incolore tra passeggiate con gli amici e riti familiari per poi affrontare la guerra in modo superficiale seguendo due suoi conoscenti. La fine della guerra porterà il tracollo non solo dell’impero austro-ungarico, ma della sua esistenza: si troverà una moglie invaghita della sua amica “guru” e delle arti applicate, una madre il cui declino fisico è inarrestabile, la fine dell’agiatezza e il dover trasformare la sua casa in una pensione e, infine, l’arrivo del nuovo governo popolare tedesco. Il tutto raccontato con ironia e con una straordinaria capacità di descrivere le persone (l’immagine dei denti che sembravano una luna nel viso barbuto del vetturino mi ha molto colpita). Un libro bellissimo dove assistiamo a una decadenza inarrestabile che viene descritta con lucidità e sarcasmo.
Non bisogna lasciarsi ingannare dal timore di affrontare la lettura di un romanzo novecentesco che oggi ci pare lontanissimo nei fatti. Il suo protagonista, il nobile Trotta, vive con leggerezza e gode della vita nell'inconsapevolezza dello sfascio che sta per travolgere l’impero austro ungarico. Il suo fidato e confortevole mondo gli si disfa tra le mani e lo lascerà solo e malinconico a rimpiangere un tempo perduto per sempre. Ecco quindi perché il romanzo è tutt’altro che lontano, ma così vicino da poterci drammaticamente coinvolgere in primis. E’ un capolavoro del novecento e del disincanto che non può mancare sui nostri scaffali.
Con uno stile semplice ma elegante Roth racconta la parabola discendente della nobiltà austroungarica attraverso gli occhi del barone Francesco Ferdinando Trotta. Dopo una giovinezza frivola e spensierata il protagonista scoprirà la guerra, le gioie e i dolori del matrimonio, la decadenza economica della sua famiglia e quella sociale e politica della sua patria dove la monarchia verrà deposta e l’ Austria sarà annessa alla Germania nazista. Il suo mondo verrà completamente rivoluzionato e a lui non resterà altro che rassegnarsi a questo mutamento e accettare la sconfitta, e si rifugerà nella Cripta dei Cappuccini, tomba dei suoi imperatori, a cercare un po’ di conforto nel passato. L’ autore offre un quadro ben preciso del periodo storico in cui il libro è ambientato e descrive perfettamente la nobiltà e la borghesia dell’ epoca attraverso una serie di personaggi molto vari. Tra questi però a spiccare maggiormente sono i più umili, cioè il cugino di Trotta, il contadino Joseph Branco e il vetturino Manes Reisiger, grandi amici e compagni di ventura e di sventura del Barone. Un libro da leggere, lento ma interessante e caratterizzato da una profonda riflessione sul declino della società e dell’ essere umano in generale.
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