La fata carabina

Il linguaggio di Pennac non è scorrevole, non si legge facile. Se poi non si prende la saga Malaussène dall'inizio (Il paradiso degli orchi), si rischia di arenarsi fra intrighi e personaggi a dir poco bizzarri, che si accavallano e si scavalcano. Ma le prime esilaranti 15 righe della 'Fata carabina' mi hanno trainato verso le successive 236 con crescente curiosità e divertimento: 'Era inverno a Belleville e c'erano cinque personaggi. Sei, contando la lastra di ghiaccio. Sette, anzi, ...' Vi consiglio di continuare.

Il secondo libro della saga Malaussène ci riporta in quel di Belleville, variopinto e multietnico quartiere di Parigi così distante dalla Ville Lumière di turisti e letterati. E si torna dunque in questa splendida famiglia di tanti figli senza padre, ma con tanti membri acquisiti,diversi per provenienza,ceto,razza... E come sempre non mancano i guai per chi di professione fa il capro espiatorio, e i guai, quando si parla di Benjamin Malaussène, non sono mai banali. Fra arzille vecchiette, neonati dallo sguardo incendiario, poliziotti confusi e malinconici, Benjamin dovrà tirarsi fuori dai pasticci anche stavolta. Assolutamente da leggere per scoprire una Parigi diversa e un concetto di famiglia e di appartenenza differente, per comprendere quanto la diversità sia una ricchezza

Questo è stato il primo libro di Pennac che ho letto e da lì ho iniziato a leggerne altri. Non si capisce mai fino in fondo quel che vuole dire eppure riesce sempre a comunicarti quel che desidera. La storia è particolare, come tutte quelle da lui narrate. Non ha uno stile predefinito: si passa da momenti di crisi, all'ironia, al comico e così via. Penso che nella sua caoticità questo libro sia in grado di ristabilire un ordine.