Non è propriamente né un thriller né un libro storico : è ’ veramente uno scrigno prezioso questo libro del sud coreano Jung myung Lee. Lo scenario è quello drammatico della prigione di Fukuoka , in Giappone, dove i prigionieri coreani lì rinchiusi durante la seconda guerra mondiale subiscono ogni sorta di crudeltà, così come ahimè succede in tutti i campi di prigionia in tempo di guerra. Lo spunto della narrazione è dato dall’assassinio di una guardia carceraria, una delle più violente e crudeli. Viene incaricato di scoprire l’autore dell’efferato delitto una guardia giovane, colta e sensibile che condurrà l’indagine fino in fondo, anche quando non lo dovrebbe più fare, scoprendo alla fine una verità che forse avrebbe fatto meglio a non conoscere. Certo, perche in certe drammatiche circostanze si inserisce nell’animo umano anche quel meccanismo di autodifesa e cioè quello di vedere il male ma di non avere il coraggio di denunciarlo o di opporvisi! Ma quello che emerge e che conquista subito l’attenzione del lettore non è tanto l’indagine per il delitto o la situazione drammatica in cui versano i prigionieri , bensì la scoperta di come, anche nell’abbruttimento generale, la letteratura, la musica, la poesia siano lo strumento universale più efficace per salvare la propria umanità , la propria spiritualità e la propria dignità . Il protagonista in assoluto qui è il poeta Yun Dong-ju , realmente esistito e morto a Fukuoka a 28 anni. Protagoniste sono le sue poesie, leggere come aquiloni , istintive, limpide e profonde nello stesso tempo; come protagonisti sono i libri di letteratura universale da Rilke a Tolstoj, per esempio, i cui contenuti, le cui parole circolano sommessamente tra i prigionieri. Quei prigionieri cui è stata tolta anche l’uso della propria lingua, della propria parola, del proprio Io. Eppure i libri bruciano a Fukuoka come sono bruciati nel 3° Reich, e ovunque la forza violenta voglia sottrarti una verità. Ma Yun Dong-ju consola il giovane investigatore, costretto a bruciare anche le sue poesie, dicendo una cosa giusta: . La poesia, la letteratura hanno il potere universale di rendere tutti degni di chiamarsi fratelli.
La guardia, il poeta e l'investigatore
In un campo di prigionia giapponese durante la seconda guerra mondiale si può morire per amore dell’arte e della letteratura. Un omicidio, una intricata cospirazione, due guardie, un giovane poeta e i suoi versi clandestini. «Con questo romanzo Jung-myung Lee celebra il potere della poesia, dei libri e della lettura e ci fornisce un “sesto senso” capace di alleviare e trasformare anche i periodi più bui» (Independent).
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