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Anno edizione: 2007
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Ci sono personaggi della letteratura di tutti i tempi che hanno impresso la loro vicenda nella nostra memoria come un sigillo indelebile, e che finiremo per portare dentro di noi per sempre. Ebbene Vicktor Henrik Askenasi, emerito professore di greco a Parigi, si inserisce di diritto tra questa folta schiera. Di questo personaggio contraddistinto da un’afflizione intensa e palpitante, sono certo che conserveremo a lungo il ricordo. In questo libro scritto nel 1934 e recentemente pubblicato in Italia da Adelphi Sandor Marai , non privo della sua riconoscibilissima cifra linguistica, spoglia il mondo dalle sue tinte consolatorie avvolgendo il lettore in un sentimento di desolazione ineluttabile. In quello stesso stato d’animo in cui precipitò il grande scrittore ungherese negli anni ’30 del secolo scorso, allorché dinanzi all’ offensiva ottusa e volgare dei nuovi regimi dittatoriali, gettò con le sue opere una luce di impressionante preveggenza sull’implosione della civiltà liberale ed umanistica a cui la società borghese sarebbe andata incontro di lì a poco. Si tratta infatti di un romanzo rivolto ai palati forti, ossia a quei lettori che amano inoltrarsi senza fretta e senza rassicurazioni negli azzardi, in regioni troppo impraticabili dello spirito, negli sprofondi di una storia inquietante. Concepito con intelligenza e scritto come sempre in modo elegante, questo libro ha il suo migliore pregio nella capacità di indagare e di condurci ad un passo dal baratro dell’animo umano, di cui l’autore si rivela ancora una volta un profondo conoscitore soprattutto nei suoi aspetti più tragici e dolorosi. Sandor Marai si interroga in questo romanzo sul senso compiuto della vita, che il professore Askenasi invano ricercherà ossessivamente per tutta la vita nelle pieghe dei libri, nella rassicurante stabilità famigliare, nei piaceri del sesso e perfino nel delirio omicida, trasfigurando la propria esistenza nell’implacabile lucidità di un incubo.
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