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Anno edizione: 2013
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Lo diciamo senza mezzi termini, Kafka sulla spiaggia (2002) è un capolavoro di evocazione impressionista a qualsiasi livello lo si voglia considerare. Nella scrittura di Murakami convergono musica alta e musica intesa bassa in quanto popolare (da una parte Beethoven e dall’altra Prince) così come convergono cinema alto e cinema “basso” (da una parte Francois Truffaut e dall’altra Indiana Jones). Non solo, in questo mix postmoderno convergono pittura, poesia, libri vecchi e nuovi, filosofia ottocentesca e tragedia greca, suspense da romanzo mystery, umorismo, esasperazioni sessuali rubate di peso dalla profezia di Edipo, e diventano un unico flusso visionario di maledizioni e simboli, sesso, scene cruente e tenere, astrazioni introspettive come il miglior David Lynch… Questo insieme lo chiameremo Tesi. Una Tesi moderna che “esce fuori da sé” e si proietta su una Antitesi antica, quella delle tradizioni religiose giapponesi, e nella fattispecie dello shintoismo. Lo shintoismo di Murakami non ha niente a che fare con quello Imperiale, settario e di Stato. Semmai, attraverso le sue riflessioni sull’importanza della famiglia e sulla sacralità della natura, fonde la corrente templare (fondata sul culto all’interno dei templi jinja, a loro volta radunati sotto il manto della Chiesa Shintoista) con quella popolare (mai canonizzata e sempre in divenire). Alla fine di questa dialettica intesa in senso hegeliano, la Tesi popolare, rinata nell’Antitesi shintoista, “ritorna in sé” come Sintesi complessa e naturale allo stesso tempo. Che in fondo è lo stile stesso della scrittura di Murakami: profonda e semplice allo stesso tempo...
E'il primo libro libro di Murakami che leggo, immaginate l'impatto con il suo mondo onirico! Chi ha letto tanti suoi libri mi ha confessato: Se avessi iniziato da Kafka sulla spiaggia non avrei continuato a leggere altre sue opere. Un commento che la dice lunga. Se amate l'intreccio classico, non leggetelo. Se non amate la fantasia, il sogno, l'immaginazione, non leggetelo. Se avete voglia di immergervi in qualcosa di diverso, leggetelo. La scrittura è molto scorrevole e lineare. La storia ha principalmente due voci narranti, che si alternano nei capitoli. Questo fatto mi ha un po'infastidito, perché interrompe il flusso narrativo e l'attaccamento al personaggio mentre racconta. In tutta la sua stranezza, alla fine, ci si affeziona ai personaggi.
"Kafka sulla spiaggia" rappresenta l'out-out di Murakammi: se ti piace, ti piace Murakami, altrimenti no. Io, fortunatamente, faccio parte del primo gruppo. Questo romanzo è infatti così ricco di particolari soprannaturali, fantastici, che leggerlo come se si stesse leggendo un normale romanzo è impossibile. E' inevitabile chiedersi cosa stia succedendo, come si è passati da una realtà all'altra, ma la differenza sta tutta qui: nel decidere di lasciarsi trasportare o fermarsi. Il mio consiglio è quello di andare avanti, perché ad una fine precisa Murakami non arriverà mai, e allora saranno i lettori i veri scrittori.
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