Lamento di Portnoy

So che non dovrei permettermi, trattandosi di un "mostro sacro" della letteratura mondiale, per di più in un libro ultrapremiato. Credo però che ai lettori meno acculturati (come me) farà piacere essere messi in guardia. Infatti, fino alla metà del libro, la lettura é discretamente piacevole, per quanto eccessivamente focalizzata sui problemi di inserimento di un Ebreo nell'America dell'epoca; e benchè resa ostica da un tormentoso inserimento di termini in Ebraico non tradotti (chissà poi perchè!), e che rimandano ostinatamente a note alla fine di ogni capitolo. Da quando però il protagonista raggiunge l'età giovanile, il nesso logico va progressivamente perdendosi, e quel "flusso di pensiero" con cui (mi é sembrato!) comunicare con lo psichiatra, diviene sempre più vorticoso e (direi) disconnesso dalla realtà stessa di fatterelli raccontati. Alla fine, bruscamente, la "palla" passa al medico, ed il libro termina... senza avermi trasmesso nulla.

Un altro capolavoro. Non riesco ad usare altre parole. Roth è un genio e qualsiasi cosa scrive colpisce come un pugno in faccia. Alex è il protagonista perfetto, ebreo, segaiolo seriale e con complessi che si trascina dall'infanzia. Un insieme esilarante di episodi che raccontano la sua vita dai genitori bigotti alle compagne puttane.

"Lamento di Portnoy" è uno dei primi libri di Roth che, tuttavia, contiene già i temi per cui lo si riconosce in tutto il mondo. Per questo motivo non penso sia un libro apprezzabile da ogni lettore e, soprattutto, non penso vada letto con la facilità con cui si lascia leggere: bisogna andare oltre. Solo "andando oltre" si può capire di più di questo protagonista "ossessivo-compulsivo", arrivandone a comprendere anche i comportamenti più opinabili: il sesso che non è soltanto sesso, ma un modo per fuggire dalla sua realtà, evidentemente troppo stretta.