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Anno edizione: 2014
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La sabbia sta forse a indicare una fluidità poco costruttiva, o invece è una metafora del linguaggio, perché lo scrittore lavora con materiali che non appartengono alla sfera della concretezza. Tutti questi racconti sembrano all'inizio legati alla quotidianità da tenui particolari cronologici o geografici (nomi di città, date precise): ma subito imboccando la strada dell'immaginoso, con personaggi che non si rivelano, donne o uomini-ombra mostri incorporei, case deserte, omicidi gratuiti, amori che durano un attimo e sembrano fuori dal tempo. Troviamo così la storia di un volume composto di un numero infinito di fogli, troviamo un disco con una sola faccia, una letteratura fatta di una sola parola, l'autore vecchio che incontra se stesso giovane. Tutto è possibile e niente è reale. Ci sono frasi, in questo libro, che hanno la asseveratività di dichiarazioni di fede. "La poesia ci guadagna, se indoviniamo che è la manifestazione di un desiderio, non la storia di un fatto". L'unico racconto che ha una dimensione politica si intitola Avelino Aredondo, e più che la storia di un assassinio politico è la storia della preparazione di questo assassinio, della sua maturazione nei progetti del protagonista. Ma anche dopo aver narrato una vicenda che appartiene alla storia, Borges si arroga il diritto di reinterpretarla e narrarla come gli piace, e così conclude: "Così saranno accaduti i fatti, anche se in maniera più complessa; così posso sognare che siano accaduti". Davvero Borges è narratore di sogni, di incubi, di favole; la storia, il reale è sopra o sotto ciò che scrive: certo non dentro. Forse questa posizione può apparire presuntuosa, aristocratica, elitaria (ma potrebbe anche sorgere il dubbio che sia umilissima); però chiediamoci perché dalla letteratura molti pretendono ancora solo il realismo, l'iperrealismo, mentre per esempio alla pittura concedono più facilmente l'astratto, il fantastico, il non-significante.
Nell'ultimo libro di racconti di Borges, i temi sono quelli già affrontati nelle raccolte precedenti, tra questi: il sosia, la memoria, il linguaggio, i paradossi, la realtà e la sua rappresentazione, l'invenzione di mondi impossibili. I racconti sono piuttosto brevi e la loro trama è scandita da una prosa schematica ed essenziale, arricchita da sottili riflessioni ed ironie. Vi sono molti riferimenti, soprattutto filosofici, matematici e letterari, spesso più di quanti il lettore possa cogliere; in questo è di aiuto la nota a conclusione del volume. Gli scritti, per la maggior parte, come in altre raccolte dell'autore, possono essere considerati enigmi, o allegorie di concetti astratti. Se nella "vertiginosa" prima raccolta di racconti dell'autore (Finzioni) lo stile è più solenne e sentenzioso e le intuizioni celate negli scritti molto geometriche, gli scritti in questo volume sono invece più lineari, ironici, concreti e "personali". Da There are more Things: "Queste notizie, come si può supporre, mi inquietarono. So che la mia caratteristica più spiccata è la curiosità: una volta mi ha condotto all'unione con una donna del tutto estranea, solo per sapere chi era e come era, a far uso del laudano (senza risultati apprezzabili), a esplorare i numeri transfiniti e a intraprendere l'atroce avventura che sto per raccontarvi" Da Utopia di un uomo che è stanco. "nel mio strano passato" risposi "prevaleva la superstizione che ogni giorno, dalla sera alla mattina, accadono fatti che è una vergogna ignorare. Il pianeta era popolato da spettri collettivi:il Canada, il Brasile, il Congo svizzero e il Mercato Comune. Quasi nessuno conosceva la storia di questi enti platonici, ma tutti erano informati dei più infimi particolari dell'ultimo congresso di pedagogia, dell'imminente rottura di relazioni diplomatiche e dei messaggi che si inviavano i capi di stato, redatti dal segretario del segretario con la prudente vaghezza propria del genere." Da "Tigri blu" "Non so ancora qual'è la tua elemosina, ma la mia è spaventosa. Ti restano i giorni e le notti, il senno, le abitudini, il mondo". Non sentii i passi del mendicante cieco, né lo vidi perdersi all'alba.
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