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Forse mi ero fatta troppe aspettative su questo libro e non sono riuscita ad apprezzarlo appieno. Sicuramente originale, il modo di rielaborare un'opera di Shakespeare in questa maniera così particolare è da apprezzare. La scrittura mi è sembrata un po' troppo superba.
Romanzo geniale e originale, ironico e thriller allo stesso tempo. Nel finale cresce l'attesa di sapere come andrà a finire. Molto ben scritto, forse a volte eccessivamente ricercato. Da leggere sicuramente.
Ci sono gli scrittori (tanti) e poi ci sono gli scrittori geniali. McEwan rientra tra gli scrittori geniali, secondo me, ovviamente. Una vicenda di amore, morte, tradimenti, ripensamenti, paure e scoperte .. tutto narrato dal punto di vista del nascituro, ancora senza nome, che con lucidità assiste alle vicende pre-nascita che coinvolgono (sconvolgono) la sua futura famiglia, interrogandosi già su quelli che saranno poi i grandi temi della vita. I personaggi sono solo tre, Trudy la madre fedifraga del nascituro, Claude lo zio traditore e John il padre tradito .. intorno a loro ruota tutta la vicenda, di shakespeariana memoria, narrata dal quarto personaggio, il nascituro senza nome. Un libro breve, del quale non si può dire molto di più senza incorrere in terribili spoiler. Vale la pena leggerlo, lo stile di McEwan è inconfondibile, ammiccante e coinvolgente. Una prosa perfetta e anche ben tradotta. Una perla, come solo McEwan può regalarci.
Recensioni
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Mia madre è coinvolta in un complotto e di conseguenza lo sono anch’io, anche se il mio ruolo potrebbe essere quello di sventarlo. Oppure, se dovessi giungere al dunque in ritardo, da quell’allocco che sono, almeno di fare vendetta.
Il narratore di questa storia non è ancora nato. È un feto, a testa in giù nella pancia della madre. Un piccolo Amleto in bilico tra l’essere e il non essere, senza un regno da ereditare se non quella villa in stile georgiano su Hamilton Terrace, una sorta di Elsinore corrotta dove si respira aria di complotto.
Perché c’è del marcio nel matrimonio dei suoi genitori. Trudy, la madre, è bella e sensuale, ha capelli biondi e occhi di un verde brillante. Il feto non l’ha mai vista, ma sa tutto questo perché ha sentito le poesie che le dedicava John, suo marito, poeta non riuscito, per nulla ambizioso e poco apprezzato dalla critica. E se John è ancora innamoratissimo di Trudy, la stessa cosa non si può dire per la moglie, che da tempo porta avanti una relazione con Claude, il fratello ottuso e insignificante di John. Insieme, i due complottano con l’intento di far sparire il poetastro dalle loro vite, una volta per tutte.
Il feto sente tutte le loro trame, tutte le loro allusioni, immagina tutte le loro illusioni divenire presto qualcosa di reale. Non ha mai conosciuto suo padre, e si rende conto che per lui rischia di rimanere solo uno spettro che non avrà mai un volto. Vorrebbe avvertirlo della minaccia sempre più vicina, ma nonostante la sua posizione privilegiata non può far nulla. Niente parole, nessun contatto, nessuno sguardo di avvertimento, è prigioniero in una bolla dalla quale può uscire soltanto silenzio. E vendetta.
Ian McEwan costruisce un monologo potente, dando voce a chi ancora non può parlare, e donando al suo narratore un linguaggio erudito e raffinato, ricco di citazioni e termini ricercati. Un linguaggio appreso dai programmi radiofonici amati dalla madre, che gli hanno permesso di farsi un’idea delle tragedie che accadono nel mondo e che lo accoglieranno se mai verrà alla luce, perfettamente contrapposte al tempo sospeso vissuto nel grembo materno.
E mentre il complotto prende forma e la morte del padre si fa sempre più concreta, il piccolo narratore si rende conto che per placare il suo spirito non basterà la consolazione di nascere nella gloriosa e magnifica Europa, il continente dalla storia antica e valorosa. Non basteranno i numerosi sorsi di vini pregiati che la madre gli consente ogni tanto di assaggiare. Non basterà la sua intelligenza acuta e generatrice di pensieri venati di humour nero. C’è solo una cosa che può fare: aspettare. E cogliere il momento giusto per venire al mondo. In silenzio. O nel caos.
Recensione di Mauro Ciusani
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