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Vincitore del Premio Mare di Libri 2019 - Candidato al Premio Strega 2019 - Premio Fiesole Narrativa Under 40 XXVII
Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. In realtà non ha mai avuto nulla.
"Voglio essere felice! urlai al cielo, alla luna, a Dio. Volevamo tante cose dalla vita. Volevamo tutto quello che ci era stato negato."
Perché la sua è una vita tutta in sottrazione, che ha sempre tolto e ha dato poco. Zero non ha cittadinanza, non ha madre, non ha soldi, e non si concede neanche il lusso di pensare al futuro. Zero ha dovuto capire in fretta che certe cose non si possono chiedere ai genitori, che ciò che è giusto non è patrimonio di tutti. Perché la vita non ha nessun obbligo di darti quello che credi di meritare e non lo ha nemmeno chi ti ha messo al mondo. Gli anni di Zero, dai sette ai diciotto, i capitoli che scandiscono il romanzo, sono duri, sono anni che hanno il sapore della povertà e della periferia. Ma sono anche anni passati ad attraversare strade in bici, con il cellulare attaccato a una cassa per permettere agli altri di sentire la musica. In piedi sui pedali, a ridere in mezzo alla via. Pomeriggi a giocare a pallone, a sperimentare il sesso e a bruciarsi per amore. Sono anni passati in quartiere consapevoli però che l'unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro è andare via perché se nuoti nel fango, alla fine ti sporchi. Ma quello che c'è fuori fa paura. Ci sono gli sguardi indiscreti sui bus, le persone che tengono più stretta la borsa quando ci si avvicina, le ragazze che aumentano il passo e cambiano strada quando ti incontrano. C'è un Paese che non ti riconosce, gente che non si ricorda che essere italiani non è un merito ma un diritto. Fuori c'è la frase che ti ripeteva sempre la mamma e che ti rimbomba in testa "i bianchi nei neri ci vedono sempre qualcosa di cattivo". Ma di Zero ce n'è uno, nessuno e centomila e con Non ho mai avuto la mia età Distefano ci regala uno spaccato dell'esistenza di tutti quegli Zeri che con la vita si sono sempre presi a pugni in faccia, consapevole che ce la devi fare sempre anche quando non ce la fai più.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
I suoi amici lo chiamano Zero, è di origini angolane ma non è africano, è nato in Italia ma non è italiano. La ricerca di una identità, il tentativo di fare branco e scrollarsi di dosso scomode etichette, la comprensione di cosa sia davvero il razzismo, che non è solo odio per la pelle, la religione o la razza. È quell'idea di riconoscenza che viene chiesta a chi è "diverso", quel tentativo di sentirsi come gli altri sconfitto in partenza da un'accettazione completa che non arriva mai. Il razzismo è un bambino nato qui che non può andare in gita con gli altri perché non può avere un passaporto con scritto "italiano". Un bel libro, crudo e vero, che dice cose crude e vere e non fa sconti, nemmeno in un finale che al lettore piacerebbe "lieto" per sentirsi meno in colpa. "Gli africani difendono un'identità che non gli appartiene. La storia mi ha insegnato che la mia origine è angolana perché l'hanno voluto gli europei. Perché un giorno si sono seduti davanti a un tavolo e si sono divisi l'Africa come una torta. [...] A scuola la storia degli africani iniziava con la tratta degli schiavi e finiva con l'arrivo in America. Prima non c'era nulla, un po' come se fossero stati i bianchi a dare inizio alle nostre esistenze, considerandoci"
Troppo bello!!
Bel libro che affronta un tema quanto mai attuale, ma non per niente in modo banale: l'emarginazione. Emarginazione non solo del nero da parte del bianco, ma anche tra neri, dell'omosessuale... insomma il tema del razzismo è trattato a tutto tondo. Chi si aspetta la classica storiella del povero migrante sbarcato dal barcone in cerca di fortuna, ha sbagliato (o sta sbagliando) romanzo.
Recensioni
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