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La paga del sabato
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Descrizione


«Un certo sguardo d'acciaio e dolcissimo sul dolore, una specie di confidenza. Fenoglio è quello sguardo, lo è in ogni singola riga» (Alessandro Baricco). Ettore è il tipico disadattato uscito dalla guerra partigiana scontroso e insofferente, che non riesce a rassegnarsi alla modesta e tranquilla routine di un'esistenza qualunque, senza brividi, senza slanci in avanti. Per questo decide di darsi ad affari loschi ma molto redditizi, che lo facciano sentire di nuovo vivo per davvero, sfruttando la sua grinta di «duro», di piccolo Humphrey Bogart di paese. Ma quando, costretto a metter su famiglia, si ritira e si dedica a un lavoro onesto, uno stupido incidente volge l'epilogo in tragedia. "La paga del sabato" è un distillato in purezza di scrittura fenogliana, in cui si concentrano densissime tutte le sue caratteristiche più peculiari: il piglio svelto e concreto, il modo di raccontare per scorci vigorosi, la capacità di delineare in poche battute personaggi memorabili. Con una Nota e una bibliografia essenziale di Ernesto Ferrero, la cronologia della vita e delle opere.
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Dettagli

2022
Tascabile
17 maggio 2022
136 p., Brossura
9788806253691

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

"La paga del sabato" rende a pieno quell'incapacità e quel trauma con i quali, negli anni 50, ogni giovane si era scontrato dalla fine della guerra. A mio parere, si ritrova qui un Fenoglio più naturale, non influenzato da critiche editoriali e consigli altrui, ma fedele a quello stile schietto e asciutto che lo caratterizza. Il personaggio di Ettore, protagonista della storia, emerge con una forza incredibile, e si percepisce con intensità il disagio che vive (evidente nei suoi scatti d'ira e nel suo modo - forse un po' contorto - di amare). Un libro che si legge benissimo anche oggi e che, anzi, sembra quasi non risentire del passare del tempo.

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Silvestro Giannantonio
Recensioni: 4/5

Fenoglio mi colpisce ancora una volta per la sua straordinaria modernità. Il protagonista è un deluso cronico: non trova il suo posto nella famiglia tradizionale, nel lavoro impiegatizio, nè nel suo opposto (la mala). La politica l'ha preso, illuso e disilluso. Ama di un amore forte e sincero Vanda, ma è terrorizzato dai luoghi comuni della vita matrimoniale, che pure a tratti anela. E poi aspettavo da tempo una storia che si concludesse così, tutto a un tratto, con un evento banale, imprevedibile e definitivo, come poi succede spesso nella vita (e nella morte) della gente comune. Aveva ragione Italo Calvino: le storie dei banditi non sono la cosa migliore del racconto. "La cosa migliore è Ettore in casa, Ettore che girà per la città, Ettore che si guarda allo specchio", scriveva. Aggiungo che questo Ettore potrebbe benissimo essere il padre del Luciano de "La vita agra".

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