Il pasto nudo

Avevo letto questo classico di Burroghs (edizione SugarCo) più di 20 anni fa, in un'altra traduzione e mi è piaciuto molto (da 5 stelle), del quale W Burroghs, tra l'altro, ricorre il centenario della nascita, 24 gennaio 1914 / 2014. Ma parlando della versione in esame: La traduttrice continua in modo asfissiante ad aprire parentesi "Nota bene" quando sarebbe stato meglio darlo da tradurre ad una persona non proprio "a digiuno" di gerghi provenienti dall'Inglese e di certi ambienti. Se certe parole sono intraducibili in Italiano, è meglio lasciarle nella lingua originale; tanto poi chi legge Burroghs, Ginsberg, Kerouac, Ferlinghetti, Huxley, ecc. sa bene a cosa ci si riferisce. Mi voglia scusare la Adelphi che è tra le mie editrici preferite, e per la traduttrice, forse meglio Virginia Woolf, Scott Fitzgerald, o cose classiche con rispetto parlando.

Non ritengo che le esternazioni di un tossico strafatto, facciano cultura. Non si puo' dire che sia un ilbro, ma un vomito continuo di allucinazioni. Potrei continuare, ma dico solo che, chi riesce a leggerlo tutto, merita un una dose. Io sono arrivato a 3 quarti e dopo, mi sono rifiutato di assoggettarmi a questa non cultura.

Il concetto portante del romanzo è che le droghe non sono un problema causale: l'intera nozione di dipendenza è profondamente radicata in una società che esalta la comodità e il consumo.