Ho trovato questo libro molto attraente fin dalle prime pagine. Lo stile e il linguaggio, la ripartizione dei capitoli, la ricostruzione temporale degli eventi ma, sopratutto, il velo di mistero che circonda la figura di Lorenzo Ciabatti, padre della autrice, concorrono ad incuriosirci, spingendo a chiederci dove vuole “arrivare” l’autrice. Un libro accattivante, dunque, che indaga con amara consapevolezza la mente di una donna che potrebbe imputare tutti i suoi problemi e difetti all’infanzia prima e adolescenza poi, ma che, forse, tanto diversa da altre donne non è. La domanda che ci si pone è: siamo ciò che siamo, esclusivamente per colpa o per merito dei nostri genitori? Non è facile a dirsi dove realtà finisca e finzione cominci nella storia di questa donna, che è proprio la Ciabatti, autrice del libro. Quello che però mi è chiaro e che “la più amata” non ha fini psicologici o psicoanalitici. È un romanzo. E anche ben studiato. Che poi sia davvero servito all’autrice a ricostruire la vita dei suoi genitori o a chiarire alcuni suoi interrogativi, non ci è dato saperlo.
La più amata
«Mi chiamo Teresa Ciabatti, ho quattro anni, e sono la figlia, la gioia, l'orgoglio, l'amore del Professore.» Il Professore è Lorenzo Ciabatti, primario dell'ospedale di Orbetello. Lo è diventato presto, dopo un tirocinio in America, perché è pieno di talento ma modesto, un benefattore, qualcuno dice, un santo. Tutti lo amano, tutti lo temono, e Teresa è la sua figlia adorata: l'unica a cui il Professore consente di indossare l'anello con lo zaffiro da cui non si separa mai. L'anello dell'Università Americana, dice lui. L'anello del potere, bisbigliano alcuni. Teresa dall'infanzia scivola nell'adolescenza, e si rende conto che la benevolenza che il mondo le riserva è un effetto collaterale del servilismo nei confronti del padre. Chi è Lorenzo Ciabatti? Il medico benefattore che ama i poveri o un uomo calcolatore, violento? Un potente che forse ha avuto un ruolo in alcuni degli eventi più bui della storia recente? Ormai adulta, Teresa decide di scoprirlo, e si ritrova immersa nel liquido amniotico dolce e velenoso che la sua infanzia è stata: domande mai fatte, risposte evasive. Tutto, nei racconti famigliari, è riadattato, trasformato... Teresa Ciabatti ricostruisce la storia di una famiglia e, con essa, le vicende di un'intera epoca. Un'autofiction sincera, feroce, perturbante, che nasce dall'urgenza di fare i conti con un'infanzia felice bruscamente interrotta.
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Anno edizione:2021
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Formato:Tascabile
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Donna Pola 16 maggio 2018
Quello che sei stato è lo specchio esatto di quello che sarai. Chi hai incontrato. Chi hai amato. La bambina che sei stata. Fermati un momento e ripensa alla tua infanzia. Alla persona più importante. E capirai come cambiare. Ritratto lucido e molto spietato di una donna che è stata bambina, "la più amata" dal suo papà, che niente perdona a se stessa e poco agli altri. Imbarazzante e a volte scomodo. Triste e a tratti grottesco. Ma nelle sue iperboli, gli alti e bassi, le visioni di parte molto, molto, molto reale e potente. Come lo possono essere le suggestioni dell'infanzia.
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Le ossessioni sono il motore della letteratura; i più grandi capolavori ruotano attorno ad un’ossessione. Quella che muove la penna di Teresa Ciabatti è la necessità di ricostruire l’identità paterna e lo fa attraverso un’analisi impietosa e ironica della sua infanzia e della sua adolescenza. Mediante pennellate dai colori acrilici dà forma alla figura totalitaria del padre, ad un mondo che mentre lo si viveva pareva roseo, ma filtrato dagli occhi dell’adulta (“un’adulta incompiuta”) rivela crepe, meschinità, menzogne. La scrittura è diretta, quasi brutale; inclemente, eppure tenera; sincera e bugiarda.