"Il ritorno di Casanova" é un racconto breve di Arthur Schnitzler, pubblicato nel 1981. Ispirandosi a Casanova, Schnitzler gli dedica questo libro immaginando l'ultima avventura del grande seduttore, prima del suo rientro a Venezia. Viene ospitato da una famiglia di Mantova cinque giorni prima della sua partenza e si invaghisce di una giovane studentessa, Marcolina. Nonostante l'età avanzata, Casanova farà di tutto per conquistarla prima della partenza per Venezia. In questo libro è interessante come Schnitzler ricostruisce l'ambiente settecentesco caratterizzato da carrozze, scommesse di gioco e duelli fino alla morte per la conquista dell'onore e dell'amore. Inoltre, è presente la non accettazione della vecchiaia e la forte nostalgia del passato. Interessante, invece, dal punto di vista della tecnica narrativa, l'alternarsi della voce Narrante in terza persona, con monologo interiore del personaggio. Un bellissimo racconto che deve essere letto, che fa riflettere, completo di tutti quegli ingredienti letterari che tengono alta la concentrazione del lettore.
Il ritorno di Casanova
Giacomo Casanova, Cavaliere di Seingalt, giunto a cinquantatré anni, ormai stanco di avventure erotiche e di traffici politici, sente sempre più forte il bisogno di ritornare nella sua città, Venezia, da cui tanti anni prima era fuggito con la sua mirabolante evasione dai Piombi. Ma, proprio quando la meta è vicina, il destino gli fa incontrare la giovanissima Marcolina, non ancora ventenne eppure dotta studiosa di matematiche superiori e lucida illuminista. Questa donna, che lo guarda con una freddezza che Casanova mai prima aveva visto in uno sguardo femminile, lo costringe a gettarsi perdutamente in un intrigo rovinoso. E, proprio in quell’avventura, gli balena l’immagine di una felicità incomparabile, che vince di sorpresa la sua cinica sapienza: un’immagine che gli si mostra per negarsi poi subito e abbandonarlo, come un’ultima beffarda apparizione della vita. Arthur Schnitzler, il magistrale evocatore della Vienna leggera e crudele degli ultimi anni absburgici, rivela in questo breve romanzo, che è forse la sua opera più segreta e personale, tutta la sua chiaroveggenza psicologica – quella per cui Freud gli scrisse che temeva di incontrarlo in quanto riconosceva in lui il suo Doppio. Una trama maliziosa, che potrebbe apparire di sfuggita in un capitolo delle "Memorie" di Casanova, si dilata qui in un feroce scontro fra Amore e Morte, che viene a porre un sigillo sinistro su questa tappa della carriera di un libertino, ormai segnata dall’angoscia della fine. Come nell’"Andreas" di Hofmannsthal, il décor settecentesco, che Schnitzler ricostruisce con sovrana eleganza, accoglie in una luce d’autunno, nitida e sensuale, un teatro di maschere dietro cui si intravede un mondo di quasi insostenibile dolcezza e crudeltà, quale doveva apparire, in uno sguardo di congedo, al limpido occhio nichilistico dello Schnitzler maturo. E tale è la forza e la precisione musicale del racconto che, senza bisogno che vengano additati, vi affiorano naturalmente i suoi temi: l’impossibilità di ogni ritorno e di ogni unione con se stessi, la lotta con il proprio Doppio, la certezza che il principe degli ingannatori è anche il primo degli ingannati, infine che l’inganno è l’unica forma in cui la vita si offre. "Il ritorno di Casanova" è apparso per la prima volta nel 1918.
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Sonia Mori 16 maggio 2018
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Il Casanova descritto da Schnitzler è oramai un povero vecchio frustrato che vive nei ricordi del passato per dimenticare le miserie del presente. Non è più ricco, non è potente, vuole disperatamente ritornare a Venezia, impiega il suo tempo a scrivere un libello contro Voltaire e le donne che ancora conquista sono vecchie o di scarso rilievo sociale. La sua vecchiaia viene duramente scossa dall’incontro con Marcolina: impiega prima le sue armi di seduzione per conquistarla ricavandone solo disprezzo e infine con raggiri e inganni riesce a possederla. Dopo la scoperta dell’inganno, lo sguardo terribile di disprezzo che Marcolina gli rivolge è la più dura delle condanne: in quello sguardo c’è tutto l’orrore che una giovane e bella donna può provare verso il corpo nudo di un vecchio. L’antico avventuriero è diventato il simbolo di chi non accetta il passare del tempo in uno schizofrenico alternarsi di depressione per la sua condizione attuale e un’assurda euforia che gli fa sopravvalutare il suo passato e le possibilità concrete.
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GIOVANNI BELFIORI 17 agosto 2010
Fra i molti personaggi della letteratura e della vita, il Casanova di Arthur Schnitzler ha qualche cosa di odioso e di amabile, di compassionevole e di tremendo. E’ un Casanova avviato alla senilità, eppure a essa non si rassegna, l’avventuriero. Si innamora della giovane e bella, intelligente e colta Marcolina, ma inutilmente. Soltanto con le arti del sotterfugio e dell’inganno (la seduzione non è forse sempre inganno?), a lui congeniali, riuscirà a infilarsi fra le sue lenzuola e a possederla. Ma alle prime luci del giorno lei si accorgerà di avere nel suo letto non il giovane amante Lorenzi, ma il vecchio Casanova: “Marcolina, avvolta nella sua bianca camicia da notte, che teneva chiusa sul seno con ambo le mani, era ferma ai piedi del letto e osservava Casanova con uno sguardo di indicibile orrore, che lo svegliò subito, e completamente. (...) E Casanova sapeva come lei lo vedeva, perché lui stesso si vedeva nello specchio dell'aria, per così dire, e si scorgeva come si era visto ieri allo specchio appeso nella camera della torre: un volto giallo e cattivo con rughe profondamente scavate…”. Sarà una conquista disperata e fatale: a causa di essa, Casanova si batterà poi a duello col giovane ufficiale, amante di Marcolina. Un incrociare di ferri fra Casanova e Casanova, poiché egli subito vide nell’aitante Lorenzi il suo ‘doppio’ (un tema caro a Schnitzler, come quello del sogno, anch’esso presente in questo bel romanzo breve), e in quel doppio scopre il declinare degli anni, scopre la sua giovinezza perduta e la uccide.
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