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L' affermato giornalista Mario Calabresi ha voluto rievocare, con la pubblicazione di questo libro nel 2007, la sua formazione e le proprie vicende familiari opportunamente contestualizzate. In tal senso l'autore non ha solo compiuto un viaggio a ritroso per onorare il padre Luigi, il famoso Commissario Calabresi, freddato a Milano nel 1972 da esponenti di Lotta Continua, ma, spinto da un profondo senso civico, ha cercato di ricostruire con obiettività alcuni aspetti dei cruenti "anni di piombo" e delle conseguenze che essi hanno determinato anche nei decenni successivi. È palese l'intenzione dello scrittore di fare chiarezza senza ricorrere a sentimentalismi, faziosità o rancore, anzi con il proposito di restituire all'intera opinione pubblica determinate conoscenze storico-sociali dal momento che esse non appartengono solo alle "vittime del terrorismo" ma a tutti i cittadini consapevoli del valore della memoria.
Per chi come me è nato negli anni '90, il periodo storico narrato nel libro risulta essere composto da anni su cui si sa poco nulla. Praticamente ogni corso di storia scolastico si ferma al massimo agli anni '60 e tutto ciò che viene dopo è un enorme buco nero che va colmato autonomanente. In questo libro Calabresi, toccato purtroppo in prima persona da ciò, racconta e riporta in maniera lucida le vicende delle famiglie, spesso usando le loro stesse parole, rimaste profondamente ferite da quegli anni di stragi di ogni colore. Un libro assolutamente da leggere, in modo da poter tributare il giusto merito a persone che hanno pagato per colpe non loro e soprattutto alle loro famiglie.
Un libro scritto sugli anni '70, che di particolare e di diverso dalla cronaca di quegl'anni, ha solo il punto di vista personale, o meglio, "familiare". Un uomo che ha fatto del proprio dramma personale un motivo per guardare e vivere del passato; è giusto non dimenticare, ma non è comprensibile pensare di aver sofferto più di chiunque altro. G.C.
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