Svegliamoci pure, ma a un'ora decente - Joshua Ferris - copertina
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Svegliamoci pure, ma a un'ora decente
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Descrizione


Paul O'Rourke vive a New York in un appartamento su due livelli con vista sulla Brooklyn Promenade. Va a cena tre o quattro volte a settimana da chef che hanno parecchie stelle Michelin, infanzie trascorse nella valle del Rodano e show televisivi tutti loro. Si aggira in luoghi dove le scorte di vino, da sole, fanno sembrare l'Impero romano una zona depressa del Kansas. Ha uno studio di dentista che occupa metà del piano terra di un condominio dietro Park Avenue, la strada più elegante del mondo, dove i portieri si vestono con tanto di guanti e berretto e aprono le porte ad anziane vedove con cagnolino. È capace di lavorare in cinque postazioni situate in cinque sale diverse, e di fare, cosi, soldi a palate. Tifa per i Red Sox che, nel 2004, soffiarono persino il titolo agli Yankees e vinsero le World Series. In una sola estate, per due mesi, ha anche profuso tutte le sue energie migliori nel golf. E, tuttavia, Paul O'Rourke ha un grave problema: tutte queste cose che racchiudono la sua vita gli appaiono soltanto parti. E le parti - e qui viene la fregatura - non sono tutto. Uno studio di dentista di successo non è tutto, i Red Sox, il lavoro, lo svago, gli chef, niente può essere veramente tutto, se ciascuna cosa riesce a occupare perfettamente il tempo soltanto per un certo periodo. Persino Connie, la ragazza con cui ha avuto un'intensa relazione, non può essere tutto.

Dettagli

5 giugno 2014
336 p., Brossura
9788854508071

Valutazioni e recensioni

  • Non è solo un romanzo su un furto di identità in rete, ma sul valore del dubbio: si può credere a un Dio che ti chiede come atto di fede di dubitare della sua esistenza? Sembrerebbe un paradosso ma la divinità che appare al re degli alameciti proprio questo richiede per saldare un’alleanza con il suo popolo. Non è comunque solo un racconto su questo popolo che ha subito il primo genocidio della storia e che utilizza adesso le nuove tecnologie per ritrovare i propri discendenti, perché sono davvero tanti i temi affrontati nel romanzo, come il dolore mai superato per la morte tragica di un padre che spinge il protagonista a cercare disperatamente non una donna da amare, ma una famiglia in cui inserirsi e di cui sentirsi parte. Questi tentativi a volte buffi e goffi di farsi accettare mi hanno suscitato una profonda tenerezza, soprattutto tenendo conto del cinismo che il protagonista esprime nella sua vita di tutti i giorni. Una gran bella scrittura, in particolare i dialoghi con la sua assistente Betsy quando Ferris descrive solo le risposte di lei mentre per lui scrive solo “glielo spiego e lei dice” e, nonostante tutto, non si perde mai il filo del dialogo. Un escamotage veramente efficace che mi è piaciuto tantissimo. L’unica pecca il titolo: davvero brutto. Grande scrittore Ferris, anche se per colpa sua adesso ho l’incubo del filo interdentale e non riuscirò più a mettermi la crema per le mani senza pensare alla fine a cui sono comunque destinate.

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