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Canne al vento. Ediz. integrale
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Descrizione


In Canne al Vento (1913), come in molte altre sue opere - Elias Portolu (1913), Cenere (1904), Marianna Sirca (1915), per citarne alcune - la Deledda ambienta la vicenda nella sua terra d’origine. È un’intensa storia d’amore, dolore e morte immersa in un mondo quasi primordiale e mitico, ove le passioni umane sono dominate da un forte senso del peccato e da un’inesorabile fatalità. Fra tardo Verismo e Decadentismo, ma con un’impronta del tutto originale e straordinariamente suggestiva, la scrittura della Deledda mostra ancor oggi tutta la sua sapiente capacità di penetrare ed evocare i drammi senza tempo della coscienza umana.
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Dettagli

2017
1 settembre 2017
240 p.
9788818018349

Valutazioni e recensioni

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DOMENICO
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Romanzo di fine ottocento inizio novecento,tra le sue righe si mette a nudo non solo una terra aspra e dura,ma anche la fragilità e la durezza di chi ci vive. Infatti oltre ad un'attenta è oculata descrizione dei luoghi,l'autrice mette tutto il suo l'impegno per esplicare il pensiero a momenti fragili e a momenti duri degli isolani di quell'epoca.Ruolo principale ed essenziale è la situazione sociale in cui desta la donna troppo ancorata a futili tradizioni. Alla fine siamo quasi tutti indistintamente canne al vento ci pieghiamo,ci torciamo ma non ci spezziamo

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Roby
Recensioni: 4/5

"Canne al Vento" è forse il romanzo più celebre della scrittrice sarda premio Nobel Grazia Deledda: in quest'opera l'autrice offre al lettore la possibilità di immergersi nella realtà sarda di fine Ottocento/inizio Novecento, in merito anche alle splendide descrizioni degli usi e dei costumi della società sarda di quel periodo. I protagonisti non sono solo gli abitanti di Galte (situato sulla costa tirrenica); infatti anche le forze oscure, le forze primordiali ricoprono un ruolo significativo all'interno del romanzo. Presenze oscure come fantasmi, janas (fate), panas (spiriti di donne morte di parto) e nani riescono a dominare l'azione dell'uomo, rendendolo vulnerabile e fragile. Il titolo allude ad una sintonia fra l'uomo e le canne: come il vento piega le canne, così tali forze oscure e primordiali piegano l'uomo. In "Canne al vento" la Deledda tratta in maniera esemplare tematiche tipiche del suo tempo, quali la decadenza della nobiltà (incarnato dalle Dame Pintor, alle quali rimane un umile podere coltivato dal loro fedele servo Efix) e l'inconciliabilità tra il mondo pastorale - rurale della Sardegna di fine Ottocento/inizio Novecento e la realtà moderna ed industrializzata nata in seguito al progresso tecnico - scientifico inaugurato dalla II Rivoluzione Industriale. Questo aspetto è rappresentato nel romanzo dal giovane don Giacinto il quale, proveniente da Civitavecchia, dal "continente" come direbbero le dame Pintor e i loro compaesani, non riesce ad inserirsi nel dimensione atavica, ancestrale e arretrata di Galte e di tutta la Sardegna. Insomma, un romanzo completo ed essenziale, da leggere assolutamente.

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Grazia Deledda

1871, Nuoro

Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura, studiò da autodidatta ed esordi come giornalista su riviste di moda. Incrociando influssi veristi e dannunziani, scrisse romanzi e racconti dalla vena etica in cui è descritta la dura vita quotidiana dei compaesani sardi (Canne al vento, Elias Portolu, Marianna Sirca).

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