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Il libro prende in esame differenti aspetti della vita durante la Grande Guerra, cucendo ed integrando documenti, diari familiari, pezzi di storia minuta. Alcuni di questi aspetti mi erano sconosciuti, pur essendo appassionato della storia di quel periodo e lettore piuttosto vorace. I capitoli sono ben scritti ben documentati, alcuni sono ovviamente più interessanti di altri. Una lettura tutto sommato interessante, non particolarmente impegnativa. Tuttavia ho avuto l'impressione che mancasse un filo conduttore nella costruzione del testo: I capitoli sembrano esser autosufficienti, privi di una conseguenzialità narrativa e logica. il titolo sembra suggerire che si troveranno storie famigliari, in realtà si tratta di una serie di mini saggi, che contengono anche alcune storie.
Attraverso diari di guerra, lettere e testimonianze si ripercorre quello che è stato il più grande conflitto armato mai combattuto fino alla seconda guerra mondiale. Non solo storie di uomini ma anche storie di donne che iniziano a dimostrare di poter fare nella vita quotidiana le stesse cose degli uomini. Si viene a conoscenza degli “orfani dei vivi”, figli di violenze che venivano allontanati dagli uomini che ritornavano dal fronte, degli “scemi di guerra”, uomini traumatizzati da quello che avevano dovuto vivere in prima linea e di tutti coloro che combatterono per l’Italia con una grande forza morale nonostante furono trascinati al massacro da politici, generali, affaristi e intellettuali.
Sto seguendo sul quotidiano locale una rubrica intitolata “I diari raccontano della Grande Guerra”. È una lettura molto interessante anche se non ci sono commenti o approfondimenti, ma solo le pagine dei diari o le lettere inviate a casa dai nostri soldati. Si tratta di piccole storie, di drammi individuali, ma proprio per questo riescono a dare un’idea di quel che esattamente fu per i nostri nonni la Grande Guerra. Appreso che Aldo Cazzullo aveva scritto un libro non relativo ai grandi nomi di quel conflitto, ma a chi, a casa o al fronte, era impegnato ogni giorno a vivere e a combattere questa guerra ho deciso pertanto di procurarmelo con rapidità, perché la storia, vista dal basso, dalla moltitudine degli esseri umani ha una sua particolare valenza, svelando sentimenti autentici e mai intrisi di retorica. Purtroppo l’autore, nonostante l’abbondanza del materiale a disposizione, non è riuscito a trasmettere a chi legge le sensazioni, le emozioni e anche gli aneliti di chi, in battaglia o sul fronte interno, fu impegnato in quel sanguinoso conflitto. I motivi sono più d’uno: l’impostazione dell’opera, senza idee ben precise sul messaggio che con essa si voleva comunicare; il taglio giornalistico della scrittura, imputabile anche al fatto che Cazzullo è inviato ed editorialista del Corriere della Sera; il tono, che non è mai in linea con ciò che si sta scrivendo, nel senso che è distaccato quando l’autore dovrebbe essere partecipe ed è invece enfatico quando invece occorrerebbe la logica freddezza di un necessario approfondimento; ed è proprio nell’approfondimento che è carente, nel senso che manca questa caratteristica indispensabile per definire saggio storico il libro, che invece finisce con il trascinarsi in notizie, peraltro già ben note. Forse il desiderio di raccontare tutto è andato a discapito della qualità, ma questa è una colpa dell’autore che doveva senz’altro parlare della Grande Guerra nell’ottica degli umili soldati che l’hanno combattuta, ma poi questo obiettivo si deve essere perso per strada, fra tanti capitoli di argomenti diversi, che non hanno neppure un filo logico che li unisca. Ne risulta una sorta di minestrone, che se non è indigesto, però risulta anche senza sapore, al punto che dopo aver letto mi sono pentito di essermelo procurato. Dulcis in fundo le fonti non vengono citate ed è logico in un libro che non dice nulla di più di quanto già sapessimo, scritto per onorare la memoria dei nostri nonni che, però, se fossero ancora vivi, avrebbero non poco da risentirsi. Per quanto ovvio, non mi sento di consigliarne la lettura.
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