La sarta di Dachau

Dal titolo mi aspettavo una storia diversa, di una ragazza forte che lotta in un periodo difficile della storia, qualcosa di più incentrato sui campi di concentramento. Quello che invece ne emerge è il ritratto di una ragazza stupida che si lascia abbindolare da un uomo. Più leggevo e più provavo antipatia per lei, non vedevo l’ora di arrivare alla fine. Non è un libro che consiglierei.

La scrittura è scorrevole e anche la trama poteva essere interessante ma nonostante questo, il romanzo non mi ha convinta del tutto. La storia è incentrata sul desiderio della protagonista Ada, una ragazza inglese dalle innate capacità sartoriali che sogna di aprire un suo atelier. Dalla copertina del volume, mi aspettavo che la trama venisse sviluppata in un altro modo, sono rimasta un po’ delusa. Forse l’autrice voleva delineare una protagonista dal carattere forte e determinato, ma in realtà quello che arriva al lettore è un senso di antipatia nei confronti di questa ragazza che prima, si dimostra molto ingenua e poi più che determinata risulta un po’ arrivista e vanitosa. Anche gli altri personaggi sembrano piuttosto irreali o comunque privi di un certo spessore caratteriale. Complessivamente lo definirei un libro mediocre.

Il tema trattato è interessante: viene presentata la seconda guerra mondiale dal punto di vista di una sarta. Non si parla solo della guerra in questo libro, tutto gravita intorno all'ambizione di questa giovanissima protagonista che non accetta il ceto sociale di cui fa parte. Lascia con il fiato sospeso fino all'ultimo e i colpi di scena (davvero inaspettati) non mancano. Tuttavia, mi sento di non consigliarlo ai deboli di cuore. È una lettura non leggera ma molto scorrevole. A fine lettura rimane un grosso senso di angoscia. Avrei preferito un finale diverso.