Piersandro Pallavicini: «Altro che Strega! Il Premio Brivio è il riconoscimento più ambito per uno scrittore»
Una scrittrice di medio successo che si ritrova in mano un’eredità milionaria. Un premio letterario nato per vendicarsi dei soprusi del jet set culturale. Un misterioso giardino nel centro di Milano dove alcune donne leggono prendendo il sole nude. Uno scrittore famoso e indiscreto pronto a tutto pur di aggiudicarsi il premio. Gli ingredienti per la commedia perfetta, insomma, ci sono tutti. Ah, già: assieme a cinquecentomila euro! Venite a scoprire chi li vincerà.

Nel giardino delle scrittrici nude
Piersandro Pallavicini
Se amate pensare al mondo delle lettere italiane come ad un mondo apollineo, dominato dalla grazia delle muse, dalla cortesia e dal rispetto reciproco, questo libro forse non fa per voi. Potreste uscirne traumatizzati. Se volete, invece, squarciare il velo di maia che avvolge la nostra realtà letteraria e culturale, tuffarvi fra le pagine de “Nel giardino delle scrittrici nude” potrebbe rappresentare un’occasione da cogliere al volo. Una risata, se non altro, vi consolerà.
Piersandro Pallavicini getta via le corone d’alloro e non esita a mettere alla berlina i comportamenti più abietti e i trucchi più bassi del mondo editoriale del Bel Paese, un mondo in cui pochi – a volte senza meritarlo – emergono e in cui tanti scrittori e opere vengono abbandonati nel dimenticatoio.
Perché invece non restituire loro dignità e riconoscimento – reale e immaginario – attraverso un testo che ne celebra nomi e cognomi? È questo il meritorio compito a cui si accinge Pallavicini, portando (o riportando) alla nostra attenzione autori che potremmo aver trascurato. Ma “Nel giardino delle scrittrici nude” non è solo questo. È un romanzo tutto da ridere, con personaggi che vi sarà difficile dimenticare e con una componente osé inaspettata e stuzzicante. D’altra parte, entrare senza pregiudizi in un giardino di scrittrici nude è un’esperienza per lettori forti, no?
Buongiorno, Pallavicini. Cosa ci racconta con “Nel giardino delle scrittrici nude”?
“Nel giardino delle scrittrici nude” racconta la storia di Sara Brivio, una scrittrice di modesto successo – una di quelle autrici che conoscono solo i lettori fortissimi – la cui carriera va avanti nell’anonimato quasi totale. All’improvviso, però, Sara riceve un'eredità inattesa ed enorme: una rendita di 2 milioni di euro al mese.
In dubbio se continuare a scrivere o, invece, abbandonarsi al divertimento, decide di mettere in piedi un premio letterario a suo nome, un premio da 500 mila euro, attraverso il quale vendicarsi di quel mondo editoriale e culturale che l’ha sempre esclusa. Accanto alla vicenda legata al premio, nel romanzo corre un’importante sottotrama, legata alla ricomposizione degli affetti familiari della protagonista.
Insomma, ci candidiamo al prossimo Strega o puntiamo direttamente al Premio Brivio?
Non credo che con questo libro avrei mai potuto puntare allo Strega, l’unica possibilità sarebbe un premio come quello di Sara, ma temo che in Italia non esista… Quindi ecco il mio appello agli ereditieri o alle ereditiere italiani: “Organizzate un Premio Brivio per me e per gli altri scrittori che ne hanno tanto bisogno!” Un premio come quello di Sara, che vale mezzo Nobel, d’altronde, non può che attirare gli scrittori… Perché noi scrittori, siamo avidi proprio come tutti. Sappiatelo. Come tutti, ambiamo a diventare ricchi e ci avventeremmo su una persona come Sara Brivio.
Un premio come quello di Sara, che vale mezzo Nobel non può che attirare gli scrittori… Perché noi scrittori, siamo avidi proprio come tutti. Sappiatelo.
Nel suo libro troviamo un’immaginaria unità di misura, il Cùlec. Le va di spiegarci cos’è?
Nel mio romanzo come nella realtà, la nuova tendenza di molti scrittori è di essere servili e compiacenti in modo da procurarsi favori… Ecco perché tra le mie pagine ho introdotto il Cùlec, un’unità di misura per tenere traccia di questo costume ormai molto diffuso nel mondo editoriale e letterario. Il nome rimanda al parsec, l’unità di misura delle enormi distanze interstellari, ma non solo. Credo abbiate capito tutti quale “sinonimo” di servilismo richiami...
Un po' piazzista, un po' misogino, del tutto inaffidabile, a un certo punto arriva El Panteròn. Dica la verità Pallavicini, nel tratteggiare questo personaggio aveva in mente qualcuno di preciso?
El Panteròn non richiama nessuno scrittore in particolare, anzi nel libro mi sono guardato bene dal costruire i miei personaggi sul modello di figure reali: sarebbe stato molto meschino vendicarmi in questo modo di mie antipatie personali.
Ciò non vuol dire che El Panteròn sia una figura completamente inventata: incarna in sé tanti atteggiamenti da stigmatizzare che ho riscontrato nei miei colleghi (e forse anche in me stesso): avidità, arrivismo, servilismo e quella tendenza a essere disposti a tutto – anche ai trucchi più bassi e meschini – pur di portarsi a casa un ricco premio, vendere qualche copia in più o farsi fare qualche recensione.
Sara Brivio ha una certa età, ma ai suoi tempi è stata una peperina… Nel suo libro c'è un bel po’ di sesso, Pallavicini!
È vero, c’è abbastanza sesso – qualcuno addirittura dice “tanto” – ma in effetti non sarà più dell’1% del totale...
Mentre lo scrivevo, però, mi sono detto “perché no?”. I romanzi, a mio parere, sono uno dei pochi territori franchi e si dovrebbe davvero poter raccontare tutto, anche scene di sesso non convenzionali, come quelle presenti nel mio libro.
Il mio, d’altronde, è un romanzo che vuole fare ridere e quando racconto di sesso lo faccio con un taglio molto ironico che – credo – disinneschi l'imbarazzo che potrebbero provare certi lettori.
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Il suo romanzo è ambientato a Milano, perché ha scelto proprio la zona delle Cinque Vie?
Quello delle Cinque Vie è un quartiere storico di Milano, che mi ha sempre affascinato: ho sempre sognato di parlarne in un libro.
È una zona bellissima, in pieno centro, vicino piazza del Duomo, ma poco conosciuta e poco frequentata da turisti. Il mistero e l'antico sono il suo fascino: l'idea di mettere lì una villa dove le mie scrittrici potessero prendere il sole nude nel centro di Milano era irresistibile.
A proposito di vie, c'è una Via Saterna che sembra un omaggio al "Poema a fumetti" di Dino Buzzati… Ma tutta la Milano evocata nel romanzo pare mescolare elementi reali e immaginari, così come accade per gli scrittori citati. Ha giocato a confondere un po' le acque?
Sì, Via Saterna è un omaggio a Buzzati ed è la strada immaginaria dove colloco la villa di Sara Brivio e dove sono ambientate alcune delle scene principali del romanzo.
Tra le mie pagine ho scelto di mettere insieme luoghi reali e luoghi di fantasia, personaggi reali – scrittori citati con nome e cognome – e personaggi inventati. Nelle mie intenzioni, però, non volevo giocare a mescolare le acque, quanto a dire bene delle persone vere. Penso possa far loro piacere. Al contrario mi sono guardato bene dal prendere in giro persone reali: ho creato dei super personaggi che riunissero tutti i lati negativi che appartengono a tanti di noi.
Lei ha una cattedra di chimica generale e inorganica, ma tutte le forme di vita a base di carbonio sono ben indagate nei suoi romanzi. Preferisce pensare a sé stesso come a un chimico o come a uno scrittore?
Sono uno scienziato, faccio ricerca, insegno in università, ma allo stesso tempo scrivo romanzi da circa vent'anni. Non riesco a pensarmi solo nell'una o nell'altra veste. Credo siano due nature che possono convivere perfettamente e io mi sento di appartenere a entrambe.
Sono uno scienziato, faccio ricerca, insegno in università, ma allo stesso tempo scrivo romanzi da circa vent'anni. Non riesco a pensarmi solo nell'una o nell'altra veste.
Il 2019 per chimica e scrittura sarà un anno magico…
Il 2019 è l'anno in cui compie 150 anni la pubblicazione della tavola periodica di Mendelev e l’anno in cui ricorrono cento anni dalla nascita di Primo Levi, scrittore e chimico, autore, tra l’altro, di una raccolta di racconti che si intitolava "Il sistema periodico".
Non so se il 2019 sarà un anno pivotale per chimica e letteratura: i chimici scrittori sono pochi, e si scrive pochissimo di chimica in letteratura. Io stesso l’ho fatto solo una volta. Perché la chimica è respingente, soprattutto per chi legge: quando si mette la parola “chimica” nel titolo di un romanzo, il lettore medio ci pensa su due volte prima di aprire il libro e sfogliarlo.
Le va di raccontarci qualcosa delle sue abitudini di scrittura?
Le mie abitudini come scrittore sono davvero poco affascinanti. Di solito scrivo nella cucina di casa, la sera, ma principalmente nei weekend e durante le vacanze, mentre mia moglie è in soggiorno a leggere. Lo stesso faccio durante i soggiorni nella casa di montagna o in quella al lago, dove da anni vado in vacanza.
Quando sto scrivendo un libro, in effetti, le mie vacanze e i miei weekend sono sempre spesi in attività di sofferenza e non di piacere… Non sorprende che dopo aver pubblicato un romanzo, cerco di sfogarmi facendo cose folli.
Per concludere, può lasciarci qualche consiglio di lettura?
Se dovessi consigliare dei libri, consiglierei innanzitutto i libri degli scrittori italiani che cito in questo romanzo, scrittori eccellenti, che apprezzo e che non hanno forse la fortuna che meriterebbero. Scrittori e scrittrici come Stefania Bertola, Gaetano Cappelli, Massimiliano Parente, Marco Drago, Matteo Galiazzo.
Se invece dovessi consigliare qualche autore straniero, a parte i soliti grandi numi che cito sempre nei miei romanzi (da Hanif Kureishi a Bret Easton Ellis), penso a Michel Houellebecq, verso il quale ho un debito sentimentale molto forte, ed Herman Koch, uno scrittore poco conosciuto in Italia ma con una serie di libri davvero belli.
Piersandro Pallavicini è nato a Vigevano nel 1962. È docente all'Università di Pavia, dove svolge ricerche nel campo della Nanochimica inorganica. Con Feltrinelli ha pubblicato i romanzi "Madre nostra che sarai nei cieli" (2002), "Atomico dandy" (2005), "African inferno" (2009), "Romanzo per signora" (2012, premio Sila 49 nel 2012), "London Angel" (2012), "Racconti per signora" (2013) "Dalle parti di Arenzano" (2014) e "Nel giardino delle scrittrici nude" (2019). Tra le altre opere: "Il mostro di Vigevano" (Pequod, 1999), "Riviste anni '90. L'altro spazio della nuova narrativa" (Fernandel, 1999), "Anime al neon" (Fernandel, 2002), "A braccia aperte" (Edizioni Ambiente, 2010). Collabora con "Tuttolibri", supplemento culturale de "La stampa", e con le Edizioni dell’Arco di Milano, per le quali cura una collana di libri di strada dedicati all’Africa e alla migrazione, scritti da autori italiani.