Stefano Zuffi: «Il mio Leonardo? Un personaggio un po’ diverso dal genio inarrivabile al quale pensiamo»
Cinquecento anni e non li dimostra. È passato mezzo millennio dalla morte di Leonardo da Vinci e tutto il mondo si prepara a celebrare la ricorrenza con mostre, eventi, convegni. Perché il mito di Leonardo, oggi, è più vivo che mai. Ma chi era davvero l’inventore e artista originario di Vinci? Lo storico dell’arte Stefano Zuffi ci aiuta a scoprirlo.

Leonardo
Stefano Zuffi
Sono passati ben 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, l’inarrivabile genio riconosciuto e celebrato in tutto il mondo. Le sue opere, i suoi enigmatici scritti, le sue ricerche, le sue straordinarie invenzioni continuano ad esercitare il loro fascino su un pubblico sempre più vasto, che spazia da esperti e studiosi a semplici appassionati. Difficile, al giorno d’oggi, non aver mai visto un’immagine della “Gioconda” o ascoltato aneddoti sulla sua scrittura, leggibile solo allo specchio.
Animati dal desiderio di conoscere sempre di più della vita e delle opere del genio toscano, noi di IBS abbiamo voluto confrontarci con lo storico dell’arte Stefano Zuffi e seguirlo tra le strade di Milano sulle tracce di Leonardo, per ripercorrere la sua vita e cogliere insieme quanto e come la città sia cambiata da quando il grande inventore e artista camminava nel capoluogo lombardo. Tra opere di ingegneria civile, spettacoli a corte, aneddoti sulla mamma Caterina e sul “terribile” Salaì, un percorso per andare oltre la consolidata immagine del “vecchio saggio”, un percorso per scoprire l’uomo oltre il genio.
Buongiorno Stefano, l’anniversario per i 500 anni dalla morte di Leonardo è ormai arrivato, quale momento migliore per parlarci del tuo libro sul geniale artista e scienziato toscano?
Nel libro che ho appena pubblicato con Feltrinelli Kidz immagino che Leonardo, ormai anziano e residente in Francia, racconti a un piccolo pubblico di amici le esperienze e le passioni che hanno segnato tutto il corso della sua vita, a partire dall’infanzia.
Quando pensiamo a Leonardo, infatti, abbiamo l'impressione che sia sempre stato come lo vediamo nel famoso autoritratto: barba lunga, capelli che scendono sulle spalle, folte sopracciglia. Anche lui, invece, è stato un bambino, un ragazzo, un giovane uomo forte, di bell’aspetto, di grande successo, estremamente simpatico e allegro: un personaggio un po’ diverso da quel genio inarrivabile che spesso noi riteniamo essere Leonardo da Vinci. Ed è così che ho voluto mostrare Leonardo, trasmettendo non tanto la grandezza del genio e dell’inventore, ma soprattutto la passione per la conoscenza e per la natura, il desiderio di scoprire ogni giorno qualcosa di bello e di nuovo.
Quando pensiamo a Leonardo abbiamo l'impressione che sia sempre stato come lo vediamo nel famoso autoritratto: barba lunga, capelli che scendono sulle spalle, folte sopracciglia.
Quali sono a tuo parere gli ambiti in cui le ricerche di Leonardo si sono maggiormente distinte?
Io credo fortemente ci siano due ambiti in cui Leonardo ha fatto un balzo in avanti straordinario rispetto a tutti i suoi contemporanei: lo studio delle scienze naturali e quello dell'anatomia umana. Ma tutta la sua multiforme attività, la sua capacità di immergersi nella multidisciplinarietà è frutto anche di una paziente e approfondita conoscenza di quello che già esisteva e che lui ha saputo recepire, trasformare e traghettare verso la modernità. Leonardo, infatti, non era solo un inventore assoluto ma era anche eccezionale nel perfezionare ricerche, scoperte, invenzioni avviate da altri ma da lui portate a un livello superiore.
Com’era Leonardo quando è arrivato a Milano?
Nella sua giovinezza Leonardo è stato un esempio caratteristico di artista di corte e, quando arrivò a Milano, fu costretto a dividere il suo lavoro fra la progettazione di macchine e strumenti per la guerra e la cura di alcune attività della corte, tra cui l'organizzazione di feste, cortei e cerimonie o la ideazione di costumi, scenografie, bandiere e macchine di scena. L’apice fu l’indimenticabile “Festa del Paradiso”, organizzata per le nozze del nipote di Ludovico il Moro, uno spettacolo che oggi definiremmo multimediale e immersivo.
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Leonardo da Vinci
Studiare la vicenda di Leonardo a Milano significa anche imbattersi nelle vite delle persone che gli furono vicine, come per esempio il Salaì, suo allievo di bottega, o una donna che prese come domestica e che si vociferava fosse sua madre.
Possediamo molte notizie sulla vita di Leonardo. Da Vinci già in vita era un personaggio pubblico: molte curiosità e aneddoti ci sono stati trasmessi dai suoi contemporanei, ma moltissimo possiamo dedurre anche dalla infinita quantità di appunti, indicazioni, notazioni, fogli scribacchiati che compongono i cosiddetti “codici” di Leonardo da Vinci. In questa massa grandiosa di frasi, storie e scritti possiamo provare a ricostruire la vita quotidiana di Leonardo e delle persone che ruotavano intorno a lui: allievi, aiutanti, assistenti, amici, domestici. Perché il toscano non ha avuto mogli né figli ma, in ogni momento della sua vita, ha avuto intorno a sé molte persone.
Tra le presenze più curiose e più interessanti della sua vita c'è Gian Giacomo Caprotti, detto il Salaì, dal nome di un diavoletto. Un ragazzino “adottato” da Leonardo quando era ancora piccolo e che trascorse la sua adolescenza, la sua prima giovinezza accanto a lui, in parte come allievo, in parte come tuttofare. Sembra fosse un personaggio inarrestabile e nei suoi confronti Leonardo alternava momenti di nervosismo, perché rubacchiava in casa, era ghiotto, goloso e inaffidabile, e momenti di affetto e di tenerezza. Ci sono però tanti altri personaggi che ci permettono di aprire spiragli sull'animo dell’artista, aiutandoci a farlo scendere dal piedestallo di genio inarrivabile e portarlo più vicino a noi.
Mentre era qui a Milano, ad esempio, accoglie in casa una donna, all’apparenza come domestica, ma, stranamente, alla sua morte organizza per lei un funerale molto solenne e partecipato. Sembra si chiamasse Caterina e che potesse essere la madre… C’è dunque questa ipotesi, forse un po’ poetica, ancora da verificare, che Leonardo avesse fatto venire a Milano la mamma, in età ormai avanzata, per vivere con lei gli ultimi anni della sua vita.
Milano e la Lombardia sono state per Leonardo un grande laboratorio di sperimentazione. Ancora oggi nel centro di Milano troviamo segni della sua presenza.
Leonardo si è fermato a Milano per quasi vent’anni. Qual è stato il suo rapporto con la città e che tracce ha lasciato tra le sue strade?
Milano e la Lombardia sono state per Leonardo un grande laboratorio di sperimentazione. Ancora oggi nel centro di Milano possiamo trovare molti segni della sua presenza, della sua creatività, delle sue ricerche e percepire, insieme alla loro importanza storica, artistica e monumentale, il desiderio di conoscenza da cui hanno avuto origine.
Sono stati significativi i suoi interventi al Castello Sforzesco, dove ancora oggi sembra quasi di sentire risuonare i suoi passi o ritrovare la sua mano nella Sala delle Asse, di cui si sta completando in questi giorni il restauro. Ma non dimentichiamo l’“Ultima Cena” nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, l’insuperabile Codice Atlantico e il “Ritratto di musico” conservati nella Biblioteca e nella Pinacoteca Ambrosiana. Le tracce di Leonardo, però, non si fermano qui: a due passi da Santa Maria delle Grazie c’è la vigna che ricevette in dono da Ludovico il Moro e poi l’ospedale maggiore, la Ca’ Granda, dove il toscano ha portato avanti ricerche fondamentali sull’anatomia umana.
Ancora oggi Leonardo cammina per Milano e sulle sue riconoscibili tracce possiamo cogliere quello stimolo, che lo animò per tutta la vita, a indagare, a superare la paura dell’ignoto e andare sempre avanti nel cammino della conoscenza.
Stefano Zuffi è uno storico dell'arte, curatore di mostre e della collana «I Dizionari dell'Arte». È vicepresidente dell'associazione Amici di Brera e Amici del Poldi Pezzoli. Ha pubblicato numerosi volumi e guide artistiche sul Rinascimento e sul Barocco. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo le guide realizzate per l'editore Sassi e il libro fotografico, realizzato in collaborazione con Marco Carminati, "Palazzo Borromeo. Uno scrigno barocco sull'Isola Bella" (Mondadori Electa).